Culture

Fuori dal tempo, dentro l'arte: Giulio Paolini a Firenze

 

Firenze, 22 mar. (askanews) - Il senso del tempo e della durata dell'arte. Ogni volta che ci si incontra con l'opera di Giulio Paolini si ha la sensazione di affacciarsi oltre l'Orizzonte degli eventi, quel confine che, nella fisica dei buchi neri, segna il limite ultimo del tempo per come lo percepiamo. Al di là si passa nei territori misteriosi dell'infinitudine, oltre la fine del tempo. Lo stesso avviene con Paolini, un artista la cui rilevanza si mostra in maniera sempre più profonda, a mano a mano che lo si osserva, come cosmonauti che scrutano affascinati lo spazio sconfinato del suo lavoro. Che si può avvicinare anche nella mostra "Quando è il presente?", allestita al Museo Novecento di Firenze e curata da Bettina Della Casa e Sergio Risaliti, che esplora le profondità della riflessione di Paolini.Partendo, nelle parole dello stesso artista, da una consapevolezza dell'incommensurabile. "Il tempo dell'arte non è misurabile - ha detto Giulio Paolini ad askanews - o, meglio, lo si può identificare, avvistare, valutare. Ma nell'intimità quel tempo è inesauribile ed eterno".Si ha la sensazione, guardando le opere in mostra, di essere chiamati a osservare le dinamiche di pensiero che vengono prima del pensiero stesso. Ci si sente trasportati, attraverso l'arte, in dimensioni che la precedono e ne evocano il mistero, ma senza avere la possibilità di risolverlo. Ed è questo probabilmente il punto principale: il mistero può essere intuito, può essere forse perfino suggerito, ma la sua forza, e la forza dell'arte di Giulio Paolini, si percepisce pienamente quando ne accettiamo la dimensione insondabile. E a quel punto, solo a quel punto, arriva la chiarezza perfetta, e con essa una scomparsa dell'artista che è molto paoliniana."L'arte in sé non deve niente a nessuno - ha aggiunto l'artista - ma per sua natura, per sua essenza, non conosce scansioni che non siano scansioni apparenti, ma nella sua intimità non c'è mutamento alcuno. Di autentico c'è davvero il decorso che l'arte conosce di per sé e che non ha bisogno di una paternità, di una autorialità. E' un'essenza sua propria".Di fronte a questa essenza, che ruota come una sorta di motore immobile sopra il nostro essere spettatori, si può forse trovare la risposta alla domanda che dà il titolo alla mostra: il presente è quando accade l'arte, a prescindere da chi la fa accadere. E nelle sale del Museo Novecento se ne può fare esperienza diretta. Qui, adesso, ovunque, in nessun luogo.(Leonardo Merlini)