Coronavirus

"Il Covid diventerà endemico. Come le altre epidemie in passato"

di Carlo Patrignani

Intervista ad Andrea Grignolio docente di Storia della Medicina all'Università Vita-Salute del San Raffaele di Milano

Come in passato per altre epidemie, anche quella da Sars-Cov-2 da pandemica diventerà probabilmente endemica, vale a dire gradualmente, grazie soprattutto ai vaccini, l'antidoto indispensabile, tenderà a essere simile alla comune influenza stagionale. E' questa la previsione di Andrea Grignolio docente di Storia della Medicina all’Università Vita-Salute S. Raffaele di Milano e al CNR-Ethics, nonché protagonista della serie 'Pillole di vaccino' su SkyTg24 e apprezzato autore di articoli scientifici e saggi, come 'Chi ha paura dei vaccini?' edito nel 2016 da Codice Edizioni e ora giunto alla seconda edizione, con un nuovo capitolo sulla pandemia Covid-19, a breve nelle librerie. 

Insomma, la pandemia da Covid19, come la Sars del 2002-2003, la Mers del 2012, la suina (H1N1) del 2009, l’influenza ‘spagnola’ del 1918, durerà un certo lasso di tempo, uno-due anni, per poi diventare una simil-influenza. 

"Questo è quanto ci suggerisce la serie storica delle epidemie respiratorie e influenzali", spiega ad affaritaliani.it Grignolio, "ossia che le pandemie durano un certo lasso di tempo, colpiscono duramente quella porzione della popolazione più suscettibile, sviluppano una risposta immunitaria nel resto della popolazione e infine il rapporto tra virus e ospite umano subisce un adattamento, e così che le pandemie diventano endemiche e via via si esauriscono".

"Lo sostiene l’89% degli esperti intervistati sul futuro della Covid-19 dalla nota rivista scientifica Nature di febbraio scorso. In questo processo, naturalmente, non dobbiamo dimenticare il ruolo essenziale dei vaccini, sorretto da un'estesa campagna di vaccinazione: occorre seguire ancora le misure di precauzione, ma possiamo ipotizzare un'estate ed un autunno più tranquilli".

Anche se i vaccini impiegati - Pfizer-Biontech, Astrazeneca, Moderna e il prossimo mese pure Johnson & Johnson - danno una diversa immunizzazione, si può dire che ci tutelano dalla malattia più cruenta, più violenta?

"Direi proprio di sì: e abbiamo dimostrazione in tal senso dall'Inghilterra dove i decessi si sono drasticamente ridotti e da Israele dove pur essendo uno Stato relativamente piccolo presenta molte etnie quindi una variabilità genetica alta: ebbene è interessante quanto avvenuto in termini di riduzione dei contagi e soprattutto dei decessi. Un modello esemplare, da studiare.

C’è stato un errore di comunicazione inziale: è irrilevante la differenza di efficacia tra un vaccino e un altro, sono tutti vaccini di serie A, quello che occorreva dire è che tutti i vaccini per il Covid attualmente in commercio in Occidente, senza alcuna distinzione tra loro, hanno una copertura del 100% sugli effetti gravi della Covid-19. Detto altrimenti: se ti vaccini non finisci più in ospedale. Le altre differenze sui vaccini, su cui si è molto discusso, riguardano tecnicismi da scienziati".

Venendo all'Italia, cosa propone? Ci sono rilievi da fare?

"Una questione mi ha colpito, o meglio mi ha colpito che non venisse posta nel pur ampio e quotidiano dibattito sulla Covd-19: la mancanza di una ampia e condivisa discussione sui criteri etici e bioetici su quali dovevano essere le priorità per l’assegnazione dei vaccini.

Ecco, questa mancanza di confronto, tra esperti, decisori pubblici e cittadini, è stato - conclude Grignolio – a mio giudizio un errore. Poi si sarebbe dovuto procedere ad una vaccinazione di massa più spedita, coinvolgendo subito il settore privato, le grandi aziende, le farmacie e altri comparti: lo stato in questi casi deve imparare a delegare, stabilendo dei criteri. Segnali di recupero di questo gap ora ci sono con il nuovo governo e questa inversione di rotta è senz'altro positiva".