Coronavirus
Dpcm, seconde case fuori Regione sì. Ma solo se affittate prima del 14 gennaio

Il trasferimento potrà avvenire anche se l’abitazione si trova in zona arancione o rossa, ma serve un regolare contratto
Dpcm, seconde case fuori Regione sì. Ma solo se affittate prima del 14 gennaio
L'emergenza Coronavirus in Italia continua senza sosta. Il numero dei contagiati giornalieri dopo qualche giorno di flessione è ripreso a salire e resta grave la situazione negli ospedali, specie nei reparti di terapia intensiva. Preoccupante il dato sui decessi in tripla cifra da mesi e che non accenna a diminuire. Per questo il governo continua con le restrizioni, ma arriva una parziale apertura - si legge sul Corriere della Sera - per le seconde case, pure se si trovano fuori Regione. Il trasferimento potrà avvenire anche se l’abitazione si trova in zona arancione o rossa. Unico limite: l’atto di proprietà o il contratto d’affitto dovrà essere antecedente al 14 gennaio 2021, data di entrata in vigore del nuovo Dpcm.
La prima regola - prosegue il Corriere - riguarda la proprietà o l’affitto. E' specificato nel Dpcm che si tratta di un «rientro» e dunque potrà andare soltanto chi dimostra di avere la casa di proprietà o con un contratto di affitto firmato prima del 14 gennaio 2021. Ma sono esclusi gli affitti brevi. E infatti nel testo è specificato che «il titolo, per ovvie esigenze antielusive, deve avere data certa come ad esempio la data di un atto stipulato dal notaio ovvero la data di registrazione di una scrittura privata anteriore al 14 gennaio 2021. Sono dunque esclusi tutti i titoli di godimento successivi a tale data comprese le locazioni brevi non soggette a registrazione. Nelle seconde case possono andare solo i familiari conviventi, non possono esserci altri nuclei familiari, né parenti o amici.