Coronavirus

Firenze,consorzi vinicoli contro il Dpcm. "Rischio di far fallire un sistema"

I consorzi Montepulciano, Montalcino e Vino Chianti lanciano l'allarme. Secondo i presidenti servono scelte mirate: "la campagna non è la città"

Alcuni consorzi vinicoli, Montepulciano, Montalcino e Vino Chianti, lanciano l'allarme dopo le restrizioni imposte dall'ultimo decreto. I territori del Senese e del Chianti fiorentino, potrebbero avere effetti economici molto negativi dopo l'approvazione del nuovo Dpcm. Secondo i dati riportati da La Repubblica, già durante il primo lockdown, questi consorzi vinicoli avevano avuto un crollo nel fatturato della ristorazione e tra marzo e maggio, il settore è rimasto completamente fermo. Ciò che i consorzi chiedono è di rivedere le misure in base al territorio:"Siamo convinti tutti che si debbano prendere le giuste misure precauzionali per arginare e lottare contro questa pandemia – ribadisce Andrea Rossi sulle pagine di Repubblica, presidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano che per primo ha lanciato l’allarme – tuttavia certe misure sono pensate soprattutto per le grandi realtà urbane che in parte non hanno niente a che fare a confronto con la nostra realtà dove il controllo è elevato e soprattutto il rischio di assembramento fortemente limitato rispetto alle metropoli”-continua Rossi-“Perché non pensare, di volta in volta, a misure a doppia velocità, che vadano a incidere per contenere il virus nelle aree in cui si moltiplica il contagio lasciando più libere quelle in cui l’epidemia sembra viaggiare meno velocemente o essere del tutto assente”. 
Le stesse preoccupazioni sulla difficile situazione post Dpcm, arrivano sia dal presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci sia dal Consorzio vino Chianti, il cui presidente Giavanni Busi ricorda sulle pagine della Repubblica come:"Il 70 per cento del vino si consuma dall’aperitivo in poi. Con l’ultimo decreto non si è fatto altro che aggravare ulteriormente una situazione già estremamente critica, nonostante i ristoratori, i bar, le enoteche si siano adattati puntualmente a ogni disposizione. Hanno fatto sacrifici, si sono indebitati ulteriormente pur di restare aperti e accogliere in sicurezza i clienti”- e continua-"a questo punto era necessario fare dei distinguo e garantire di più le aziende e i lavoratori, adattare le disposizioni alle realtà locali e non agire in maniera confusa e massiva per tamponare un oggettivo problema di organizzazione da parte del governo”. 
L'allarme lanciato da Busi parla di "una situazione seria, critica"- continua-" l’esecutivo si è mostrato assente e sordo. Altri paesi europei hanno garantito almeno il 75 per cento dell’incasso, da noi si parla ancora di come far arrivare la cassa integrazioni ai lavoratori. Ci avviciniamo al Natale e se le condizioni non cambiano e il governo non prende provvedimenti concreti rischiamo di mandare un intero sistema e il relativo indotto al fallimento”.