Coronavirus

Covid, Puglia zona rossa, pressing su Emiliano: casi boom, medici allo stremo

Coronavirus, sanità al collasso: da quando la Puglia diventerà regione rossa? Le ultime notizie su quando si decide

Covid, Puglia in zona rossa

La Puglia potrebbe diventare a breve regione in zona rossa, dove sono previste le restrizioni massime, andando a raggiungere Valle D'Aosta, Piemonte, Lombardia, Toscana, Campania, Calabria e la provincia di Bolzano.

Il ministero della Sanità sta valutando i dati dei nuovi contagi, per decidere se mettere in pratica lo spostamento di zona, da arancione a rossa. Dati che sembrano in peggioramento: la pressione sulle strutture sanitarie è in aumento, con 1497 persone ospedalizzate. Le terapie intensive sono quasi piene: al momento sono ricoverati 182 malati gravi, e i posti riservati ai pazienti Covid rimasti sono 81.

La creazione di un nuovo ospedale presidio coronavirus, quello di Putignano, in cui sono stati attivati i primi 31 posti letti, potrebbe non bastare. C’è attesa anche per l’entrata in funzione dell’ospedale da campo di Barletta, dove i lavori sono però all’inizio.

“Puglia in zona rossa subito”, la richiesta di medici e infermieri

A chiedere che la regione Puglia entri in zona rossa sono anche medici e infermieri, ormai “allo stremo” come ha dichiarato l’assessore alla Sanità Pierluigi Lopalco. Il referente del sindacato Fimmg Puglia, Nicola Gaballo, ha esplicitamente chiesto che la Puglia passi in zona rossa perché “il sistema del 118 in Puglia è già oggi al collasso. Se vogliamo evitare altre morti, occorre rendere subito la regione Puglia zona rossa. Le chiamate continuano ad arrivare e i mezzi di emergenza non ce la fanno a stare dietro a tutte. I casi Covid sono in costante aumento e noi veniamo coinvolti anche nei trasporti secondari, di ospedale in ospedale, in cui potrebbero invece essere impiegati mezzi dedicati. Il risultato è che il 118 non riesce più già oggi a coprire le emergenze di altro genere".

Puglia in zona rossa, scuole: attesa per la decisone del Tar

Intanto c'è attesa per la decisione del Tar di Bari che dovrà esprimersi sulla richiesta presentata dal Codacons di sospensiva contro l'ordinanza del governatore della Puglia, Michele Emiliano, che aveva interrotto la didattica in presenza nelle scuole elementari della Puglia come misure di contrasto al contagio da Covid. Il Codacons è rappresentato dall'avvocata Luisa Carpentieri, mentre un gruppo di genitori, che appoggia la richiesta dell'associazione, è difeso dall’avvocato Pietro Quinto. Il presidente del Tar aveva già concesso la tutela cautelare con decreto monocratico, e, nella seduta di oggi 18 novembre, il collegio dovrà decidere l’eventuale conferma della sospensiva. 

L’avvocato Quinto ha messo in evidenza che il presidente della Regione Puglia, con la successiva ordinanza del 6 novembre di esecuzione del decreto cautelare, ha espressamente riconosciuto che gli aspetti evidenziati dal Tar circa l’inadeguatezza del sistema scolastico pugliese ad adottare la didattica a distanza costituiscono elementi obiettivi, mai resi noti dal Ministero dell’Istruzione.

La Regione ha ammesso, quindi, che non è possibile in concreto la didattica a distanza. E questo motivo era stato evidenziato dal presidente del Tar nel decreto di sospensione dell’ordinanza di chiusura emessa da Emiliano. Un altro profilo del decreto cautelare di cui si chiede la conferma è la presunta contraddittorietà del provvedimento del governatore pugliese che si pone in contrasto con quanto deciso dal governo in tutte le regioni d’Italia, anche quelle classificate come “rosse”, per salvaguardare il diritto all’istruzione nei riguardi degli alunni più piccoli. E ciò indipendentemente dall’andamento delle risultanze epidemiologiche.

“Il professore Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, l’organismo di consulenza del governo, ha evidenziato come i dati mostrano che sospendere la didattica in presenza nelle scuole ha dei costi certi ma benefici molto incerti - osserva l'avvocato Pietro Quinto - ed altri studiosi a livello nazionale hanno sostenuto che in presenza di rigidi protocolli, la propagazione del contagio a scuola è limitata. Osservare che in concomitanza dell’apertura della scuola i contagi aumentano, non implica necessariamente che in assenza dell’apertura i contagi sarebbero stati più bassi”. Sempre nella sua memoria, Pietro Quinto ha affermato che “nella nostra Costituzione non esistono diritti tiranni, bensì diritti che vanno contemperati nella loro difesa attraverso scelte oculate”.