Costume

Alessia Marcuzzi "troppo magra" sul web: processo al corpo femminile - FOTO

Marco Zonetti

La conduttrice pubblica uno scatto su Instagram attirando una miriade di insulti. La piaga del "body shaming" che mette alla gogna le donne

Alessia Marcuzzi pubblica una foto su Instagram per sponsorizzare la sua linea di borse marksandangels, e viene subissata di insulti. "Sei troppo magra". "Mangia di più". "Cosa ci trovano gli uomini in un manico di scopa?". "Qualche chiletto in più non starebbe male". "Mangia per favore, sei un inno all'anoressia!" e tutte le declinazioni possibili e immaginabili del cosiddetto "body shaming", in altri termini l'esposizione di chicchessia alla gogna pubblica per un (presunto) difetto fisico. Di fronte al Dio Web sono tutti peccatori, e così è possibile che la celebratissima diva di Hollywood sia messa alla berlina perché ingrassata o l'amatissima star italiana sia insultata perché dimagrita. 

Il body shaming è trasversale ma le vittime principali sono le donne. Vanessa Incontrada, qualche tempo fa, fu riempita di offese perché "non in forma" come avrebbero voluto i fans. Oggi tocca ad Alessia Marcuzzi, rea di essere semplicemente tonica. Sicuramente molto snella, ma non certo "anoressica" come viene definita da molti commentatori e in primis da varie commentatrici. L'anoressia, ricordiamolo sempre, è una malattia mentale, subdola e pericolosissima, e non andrebbe trattata e chiamata in causa con tanta superficialità. Triste che, sul corpo delle donne, si istituisca giornalmente un processo mediatico i cui giudici sono perlopiù degli spietati aguzzini nascosti dietro una tastiera. Molto spesso le carnefici sono donne stesse, il che acquista una sfumatura ancor più inquietante. 

Le donne in sovrappeso sono le più colpite dalla piaga del body shaming, di cui però - come dimostra il caso Marcuzzi, o quello di Keira Knightley o di Angelina Jolie - esiste una variante spesso più violenta che colpisce chi è "troppo" magra. Non esistono mezze misure, le prime sono "ciccione", "balene", le seconde sono "manici di scopa", "mucchietti d'ossa" e così via. In rete ogni tanto spuntano foto di modelle curvy corredate da una didascalia che le loda rispetto invece alle modelle filiformi, dando il via alla sagra dell'insulto libero in cui, in ultima analisi, nessuno dei due tipi fisici si salva. La donna, che ai tempi di Ippocrate, veniva considerata una sorta di "otre vuoto" pronto a essere "invasato" dagli umori degli dèi finisce ancora per essere trattata come un semplice involucro da giudicare, senza minimamente valutarne sentimenti, emozioni, caratteristiche intellettuali. Dai tempi di Ippocrate, insomma, almeno per quanto riguarda il rapporto con il corpo femminile non abbiamo fatto alcun passo avanti. Forse addirittura siamo regrediti.