Costume
Fate la guerra, ma prima la gnocca: così gli italiani sopravvivono nel caos
Italiani: Vieri, spaghetti e navigatori (solo sul web)
di Andrea Bricchi (@andreabricchi77)
Ai tempi del liceo, per la mia generazione, il nome “Kim” era sinonimo di biondona prorompente e sinuosa, la spettacolare spogliarellista di Mickey Rourke, la donna di Batman. Adesso se si va a googlare Kim esce un ometto obeso, pettinato come Zuccapiatta di Dick Tracy e col tipico sorrisetto antipatico del bambino viziato cui i genitori la danno sempre vinta. Questo non è il cattivone di turno. Per intenderci, il suddetto Batman lo sculaccerebbe in modo ironico, senza dargli troppa importanza. E invece Batman di questi tempi è impegnato con Superman su un set cinematografico e noi viviamo una situazione storica in cui un pazzo scatenato lancia missili a caso e tutte le forze internazionali devono impegnarsi per tenere a freno lui e chi vuole annientarlo in modo ancora più pazzo. Il principale antagonista del nostro antieroe di serie B è un altro che ha un rapporto conflittuale col barbiere e che è stato viziato da piccolo. Ci si aspetterebbe di vederli fare a botte alle elementari due personaggi così. E invece uno ha in mano le sorti del mondo, e l’altro l’arsenale più imponente che sia mai esistito. Attorno a loro cinesi, russi, europei, che si guardano imbarazzati, perché nelle barzellette c’è sempre chi fa da riempitivo, chi deve giocare il ruolo di comparsa.
Nello stesso tempo furgoni si lanciano sulla folla a Barcellona, Parigi, Londra, ovunque si accoltellano passanti, si riempie il mare di gusci di noce pieni di povera gente che viene spinta a partire con l'illusione di trovare benessere e prosperità. E invece, nemmeno il tempo di salpare, trova navi di varia dimensione che litigano tra loro sul da farsi.
Negli ultimi 10 anni l'errore più clamoroso è stato di Sarkozy, che pensava di prendersi facilmente la Libia, di chi l'ha assecondato, e di chi, Germania su tutti, vuole comandare l'Europa con la stupidità, evidentemente perché solo in quel campo si sente nettamente superiore. Tutti odiano l'Italia, un po' per invidia e un po' perché siamo sempre infrattati, scazzati, intenti soprattutto a cercare di non fare niente. È una generalizzazione, ovviamente, però descrive il Paese più bello del mondo con ottima approssimazione.
Gli italiani non contano niente non perché non siano capaci, ma solo perché non hanno voglia di mettersi d’impegno e di andare a spiegare a Germania e Francia che sono più forti anche fuori da un campo di calcio. Abbiamo mandato in Corea un senatore a farsi selfie col bambinetto grasso. Potevamo far di meglio e risolvere il problema, forse. Però a noi piace così! Poter twittare il sorridente baffetto che si fa il selfie col dittatore e commentare compiaciuti su quanto siamo allo sbando!
Il terrorismo si è sviluppato soprattutto in Francia, Belgio e Gran Bretagna, perché le ex potenze coloniali, che avevano cercato un’espansione senza senso oltre cent’anni fa, dopo la guerra hanno rinunciato alle mire imperialistiche, accontentandosi di sfruttare i territori pseudo annessi in modo commerciale, ottenendo sì qualche risultato, ma riempiendosi soprattutto di gente che da là scappava, in senso mirabelliano, per ricollocarsi, legittimamente, nella parte europea che li dominava. E siccome a De Gaulle e compagnia regnante non interessava un fico secco delle persone, ma solo di oro, argento, petrolio e mirra, l’effetto collaterale dell’immigrazione non è stato integrato, anzi! È stato ghettizzato! Hanno accettato di accogliere persone pur di sfruttare le loro terre, e poi li hanno declassati a comparse, relegandoli in casermoni da blocco sovietico, costruendo un tessuto sub urbano agghiacciante e astioso. E hanno avuto cura di perpetrare questo isolamento culturale e, soprattutto, umano, per sempre, non solo per le prime due o tre generazioni. Così i figli dei figli dei figli, cresciuti nella miseria, nell’ignoranza e nell’indifferenza dei coloni austeri, adesso sono una polveriera satura di gas. I loro nonni non sapevano né leggere, né scrivere. Ai loro padri si è dato almeno questo, perché non era elegante circondare Parigi di baraccopoli congolesi, si è voluta dare una parvenza di società civile. E i social, con i nipoti, han fatto il resto. Li hanno istruiti, male, li hanno caricati di idee ignoranti e molto esplosive, e poi hanno acceso la miccia.
In Italia, almeno, questo problema non l’abbiamo avuto. Niente colonie, niente banlieue. Qui avevamo, solo, qualche piccolo intoppo di cosa nostra. E la cosa (senza il suffisso “nostra”) che, nonostante tutto, ci è sempre interessata di più, è il panem et circenses, il calcio, i talk show, la pizza. A noi di economia non importa niente, ci annoia. Il concetto economico più spinto cui ci sentiamo di sottoporci è quanto abbiano speso Vacchi e Lapo Elkann a Montecarlo. A noi interessa cos’abbiano fatto Vieri e Balotelli, dentro e fuori dal campo. Li intervistiamo! Chiediamo loro quante veline abbiano collezionato e quale fosse la più focosa!
La politica è passata dal pentapartito a tangentopoli al bunga bunga a ruspe e stelle, spesso cadenti. Ci interessava poco prima, adesso è meno seria di Forum. Non ci sono nemmeno più le tangenti, pure quello era troppa fatica. Adesso funziona a caso. Il primo che passa piglia i soldi e scappa.
La scienza? Abbiamo qualche scuola di pensiero. Ci sono i no-vax, i no-tav, le scie chimiche, i gombloddisti o i superquarkiani, che pensano che Piero e Alberto Angela siano scienziati, massimi conoscitori dei più intimi segreti dell’Universo. Ci sono i vegani, i crudisti e i fruttariani! Sono disposti a mollare mazzate potentissime a chiunque maltratti una povera carotina indifesa!
E poi c’è quella-roba-là, quella che pone fine a qualsiasi discorso impegnato, quella delle foto nei gruppi WhatsApp! Lei, cui vanno i cinque sesti dei brindisi italici, occupa circa il settantasette percento dei nostri pensieri quotidiani.
Se si cerca su qualsiasi motore di ricerca quali siano i top trends, cioè le parole più cercate dagli italiani, nei primi dieci posti ci sono solo quella-roba-là e Gonzalo Higuain. Nei primi venti trova posto un meraviglioso “perché i gatti hanno paura dei cetrioli”!
È chiaro che non siamo credibili quando diciamo che andiamo a fare la voce grossa a Bruxelles. Quindi tedeschi, inglesi e francesi, non ci chiamano proprio. È come quando si ha in compagnia un antipatico. Non lo si invita, ci si accorda di nascosto su dove passare la serata. Non siamo nemmeno più nelle barzellette. Adesso fan tutto tra loro. E siccome non sanno più a chi far fare il ruolo del furbetto, non fanno più ridere nemmeno le barzellette!
E la cosa peggiore è che noi ne siamo contenti! Almeno non ci rompiamo le scatole con tutte quelle discussioni annoianti! Via, basta, facciano loro, noi critichiamo l’Europa e “il sistema”, mentre su Twitter controlliamo se il Milan ha comprato Bonucci.
Uno degli statisti più illuminati della storia, nato il 30 Novembre, come me e Mark Twain, una volta disse che gli italiani considerano le guerre come fossero partite di calcio e le partite di calcio come fossero guerre.
Si chiamava Sir Winston Churchill. Era uno dei pochi a capirci qualcosa.