Cronache

Aborto e riforma costituzionale, Italia clericale. Di Ernesto Vergani

Il Consiglio d’Europa, accogliendo un ricorso della Cgil, accusa l’Italia: nonostante la legge 194/78 l’interruzione volontaria di gravidanza è quasi impossibile essendo alquanta parte dei medici obiettori.

Dall’altra parte ricomincia alla Camera l’esame della legge costituzionale di riforma del Senato e del titolo V della Costituzione, con intervento alle 18:00 del presidente del Consiglio Matteo Renzi e voto definitivo in settimana. Probabile che tale riforma, abbinata a quella elettorale (Italicum), darà più potere al governo.

Le due vicende hanno in comune la minimizzazione dell’individuo: la donna nel caso dell’aborto e il cittadino in genere circa la riforma costituzionale che dovrebbe portare a una democrazia più governo-politico-centrica che cittadino-centrica.

Dietro queste due situazioni di democrazia debole c’è il nodo irrisolto della storia e della politica italiane: la Chiesa cattolica, che invece che del messaggio principale del cristianesimo, l’immortalità dell’anima, si preoccupa di cose terrene e condiziona il principio di laicità dello Stato.

Così si spiegano gli atri di tanti ospedali trasformati in succursali di Lourdes. Così si capisce come si arriva alla riforma costituzionale discussa oggi alla Camera. Il bicameralismo perfetto fu voluto dall’Assemblea costituente, dove prevalevano democristiani e comunisti, che avevano sperimentato e temevano il ritorno dell’autoritarismo del fascismo. Oggi sono ancora i catto-comunisti a dettare le regole tramite il Pd, partito dal pensiero debole, risultato surrettizio degli eredi della Democrazia cristiana e del Partito comunista.