Cronache

Alberto Stasi, ricorso in Cassazione. Il pg: "Fu disumano"

La difesa di Alberto Stasi, guidata dal professor Angelo Giarda, ha depositato in Cassazione il ricorso contro la condanna a 16 anni di carcere per l'ex studente bocconiano nel processo d'appello - bis per l'omicidio di Garlasco. Il ricorso e' di 360 pagine ed e' strutturato attorno a 20 motivi d'appello e arricchito con 151 allegati. Nel marzo scorso, Stasi venne condannato a 16 anni per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007.

Garlasco: ricorso pg, a Stasi aggravante crudelta', fu disumano - Per il pg di Milano Laura Barbaini, Alberto Stasi agi' con crudelta' nell'uccidere Chiara Poggi e, per questa ragione, il magistrato ha depositato un ricorso alla Corte di Cassazione nel quale spiega che Stasi ando' oltre quanto necessario a causare l'evento - morte, e quindi gli va riconosciuta l'aggravante della crudelta', non sussistente invece per i giudici dell'appello bis. "La sentenza - osserva il pg - riconosce l'azione criminosa culminata con l'azione del lancio a testa in giu' lungo le scale (...) Tale progressione si pone all'evidenza al di fuori dell'ordinario e necessario processo di causazione dell'evento che poteva ritenersi concluso con i colpi inferti con l'arma del delitto".

Secondo questa lettura, l'ex bocconiano fece di piu' come dimostrerebbe "la circostanza ulteriore del disumano trascinamento e lo stesso lancio a testa in giu' del corpo lungo le scale della cantina, "prima e non dopo aver inferto il colpo mortale". Alberto Stasi "ha deciso impietosamente e con assoluta insensibilita' di trascinare il corpo gia' colpito, ma ancora vivo, all'esclusivo scopo di proiettare quel corpo lungo le scale estremamente ripide della cantina per poi presentarsi dai carabinieri, raccontando di una possibile caduta dalle scale per mimetizzare l'aggressione". La sentenza della Corte d'Appello, aggiunge il pg, "e' viziata da eccesso di cautela perche' ripete in diversi passi che il movente non e' individuato ma, in realta', con estrema lucidita' riconosce che il movente puo' essere ricostruito e ricavato dalla chiare risultanze concernenti le pieghe del complesso rapporto personale e sessuale intercorrente tra i protagonisti". La tesi di Barbaini e' che "le modalita' dell'omicidio si inseriscono nelle deviazioni sessuali dell'imputato", in particolare nella sua passione per la pornografia. Stasi, scrive, "ha reagito con violenza preordinata volta ad eliminare chi poteva mettere in pericolo la sua immagine di persona per bene e sessualmente normale".