Barcellona, ennesima prova che nessuno è al sicuro dal terrorismo - Affaritaliani.it

Cronache

Barcellona, ennesima prova che nessuno è al sicuro dal terrorismo

Lorenzo Lamperti

Nessuno può dirsi davvero al sicuro. Lo sapevamo anche ieri, oggi lo sappiamo ancora di più. L'interminabile escalation di attacchi terroristici in Europa non conosce sosta. Da quel 7 gennaio 2015 con l'assalto alla redazione di Charlie Hebdo all'ultimo feroce massacro di Barcellona sono passati solo poco più di due anni. Eppure sembra passata un'eternità. Un'eternità farcita di colpi d'arma da fuoco, bombe auto e furgoni usati come armi letali.

Sembra che ormai l'Europa si sia tristemente abituata. Nessuno si sorprende più di tanto alla notizia di un nuovo attentato. Lo sgomento e il raccapriccio causati dalla notte del Bataclan si sono moltiplicati e diffusi a macchia d'olio. L'elenco delle città colpite è ormai ben più che copioso: Parigi, Bruxelles, Istanbul, Nizza, Berlino, Londra, Manchester, Stoccolma, San Pietroburgo, Barcellona. Alcune di queste città anche più di una volta. 

Ogni volta si prova a dare un senso per trovare contorni più rassicuranti al terrore. "La Francia è stata colpita per il suo passato e presente colonialista". "Il Belgio è stato colpito perché ha rotto il patto di non belligeranza con le cellule islamiste di Molenbeek". "Il Regno Unito è stato colpito per il suo sostegno militare agli Stati Uniti in Medio Oriente". "La Russia è stata colpita perché Putin sta bombardando i terroristi in Siria". "La Spagna è stata colpita perché rappresenta il sogno proibito dei nostalgici di Al-Andalus".

Chissà, alcuni di questi elementi possono anche essere veri. Ma la realtà è che nessuno può dirsi davvero al sicuro. Nessuno. La realtà è che di attentati possono essercene ovunque. In qualunque momento. Una realtà più superficiale e più profonda insieme. Una realtà che fa paura e che per questo si prova a celare dietro motivazioni, spiegazioni, persino assurde teorie del complotto. Azioni militari come quelle del Bataclan hanno un obiettivo e una strategia precisa. Ma quasi tutto quello che è venuto dopo in Europa non risponde a nessuna strategia o motivazione classicamente e occidentalmente intesa. 

L'unica strategia è il caos, la diffusione del terrore. L'Isis ha mostrato la via, dando ai suoi seguaci o presunti tali una semplice indicazione: colpite dove e quando potete facendo più vittime possibili. Un messaggio semplice, radicale, che non conosce motivazioni politiche o confini geografici. Un messaggio messo in atto quasi sempre da piccoli nuclei con legami famigliari o amicali, spesso con precedenti di piccola e media criminalità. L'Isis è diventato un'idea che risponde a un serpeggiante desiderio di desecolarizzazione. Il fatto che non abbia quasi più territori in Medio Oriente è del tutto irrilevante. L'Isis potrebbe quasi permettersi di non essere nemmeno più un'entità fisica. L'Isis è diventato una religione, la religione del terrore. E sconfiggerla non sarà semplice. Che cosa possono e devono fare i cittadini e politici europei? Andare avanti provando a usare, mai come adesso, il nostro vero grande valore: la ragione.

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