Cronache

Basilicata, crisi idrica: le gocce che fanno traboccare il caso

di Pietro Cifarelli

Basilicata, dal 17 ottobre acqua razionata in 29 comuni. Rubinetti chiusi dalle 18:30 alle 6:30, ridotti nel weekend. Oggi al via la fornitura dal fiume Basento

Basilicata, acque agitate: 140.000 cittadini a secco tra cambiamento climatico, carenze strutturali e scarsa risonanza mediatica

La crisi idrica che da oltre un mese colpisce la Basilicata solleva molte riflessioni su cause e conseguenze. È inevitabile – e corretto – attribuire parte della responsabilità al cambiamento climatico: la scarsa piovosità e la siccità hanno aggravato la situazione, con soli 10 millimetri di pioggia caduti in questo ottobre rispetto agli 80 millimetri registrati nello stesso mese del 2023. Ma c’è solo questo?

Dal 17 ottobre, nei 29 comuni lucani colpiti, quelli serviti dalla diga della Camastra rimasta praticamente a secco, l’acqua viene razionata quotidianamente, i rubinetti chiudono dalle 18:30 alle 6:30 del mattino seguente, con un’eccezione al sabato, quando l’interruzione parte dalle 23:00. Durante questo weekend, l'acqua è stata sospesa già dalle 14:00, per garantire alle autorità competenti il campionamento e le analisi sull’acqua del Basento, che da oggi 25 novembre, tramite una conduttura costruita ultimamente, confluirà l’acqua nella diga della Camastra come soluzione di risposta momentanea alla crisi idrica.

Questa emergenza riflette una crisi più complessa, in cui si intrecciano molteplici fattori e protagonisti. Ciò che sta succedendo nel caso della diga della Camastra è un esempio delle fragilità che emergono in conseguenza al cambiamento climatico, evidenziando come una crisi globale possa amplificare fragilità locali, trasformando problemi preesistenti in emergenze. La situazione mette in evidenza la mancanza di una gestione infrastrutturale preventiva e sostenibile, l'assenza, in passato, di interventi precauzionali e decisi, e soluzioni proposte finora che sembrano generare nuovi e importanti interrogativi nei cittadini, innescando un ciclo di problematiche irrisolte.

Il mosaico che pian piano sta venendo fuori è una storia tutta lucana, una terra e una popolazione fin troppo abituata a vivere in condizioni di emergenza, con problemi cronici di spopolamento, infrastrutture insufficienti e servizi carenti. La scarsa attenzione mediatica rallenta il dibattito pubblico, che per antonomasia ha lo scopo ultimo di trovare soluzioni, frenando l'intervento di esperti e istituzioni e riducendo l'adozione di soluzioni concrete con ripercussioni dirette sulla popolazione locale.

È fondamentale che si accendano i riflettori su questi 140 mila cittadini penalizzati dalla crisi idrica, per restituire loro – e, di riflesso, a tutti noi – un senso di sicurezza e stabilità.
 

Crisi Idrica in Basilicata, la diga della Camastra: dove l'acqua si raccoglie, i problemi vengono a galla. Le radici storiche delle difficoltà strutturali

Per comprendere appieno la crisi idrica che oggi colpisce la Basilicata e la diga della Camastra è doveroso fare una riflessione storica, che evidenzi i limiti strutturali già presenti da decenni.

Nel 1964, la diga della Camastra fu inaugurata con una capacità massima sperimentale già ridotta in via precauzionale, di circa 24 milioni di metri cubi, mai collaudata definitivamente. Nel 2019, per adeguarsi alle normative di sicurezza, specialmente per il rischio sismico, l’Ufficio Dighe ridusse il livello dell’acqua di 4 metri, dimezzando la capacità a 10 milioni di metri cubi. Tra il 2022 e il 2023, furono installati pontoni galleggianti con pompe per raggiungere le zone più profonde dell’invaso e garantire una fornitura minima. Oggi, la diga ha una capacità massima di 13 milioni di metri cubi, ma le riserve effettive utilizzabili per uso potabile sono ridotte a soli 300.000 metri cubi utilizzabili per scopi potabili, aumentando il rischio di carenze in caso di siccità.

Il rapporto ISTAT sulle risorse idriche e le perdite nella rete di distribuzione (riferito al 2022) evidenzia una situazione critica in Basilicata, con un tasso di dispersione pari al 65,5%, ben oltre la media nazionale del 42,2%. A Potenza, il capoluogo, le perdite raggiungono il 71%, un dato che compromette l'efficienza e la sostenibilità del sistema idrico, causando uno spreco d'acqua sufficiente a soddisfare le necessità annuali di milioni di persone.
Questo dato è facilmente riconoscibile tra le varie perdite sparse per la zona interessata. Una delle perdite più gravi si verifica allo scalo di Brindisi Montagna, lungo il condotto che porta l'acqua dalla diga della Camastra a Potenza, dove un tubo del cosiddetto "Camastrino" perde notevoli quantità d'acqua. Questo problema, sempre più centrale nei dibattiti sull'approvvigionamento idrico della regione, è reale e visibile, e rappresenta ormai il "simbolo" della situazione idrica critica che la Basilicata sta affrontando.

Crisi idrica Basilicata, non è acqua passata. La soluzione del fiume Basento: il via libera all’utilizzo dell’acqua del fiume non calma le preoccupazioni per la qualità dell’acqua


In Basilicata, è stato dichiarato lo stato di emergenza, con l'attivazione di un piano di soccorso finanziato con circa 2,5 milioni di euro. Di questi, circa 1,18 milioni sono stati destinati alla costruzione di una condotta temporanea di 4 chilometri, completata il 19 novembre, per trasportare 400 litri al secondo dal fiume Basento alla diga della Camastra.
Questa soluzione si porta dietro molti dubbi sulla sicurezza dell’acqua prelevata dal Basento, un corso d'acqua da tempo soggetto a problematiche ambientali, classificato come Sito di Interesse Nazionale (SIN) e contaminato da scarichi industriali e reflui chimici. In particolare, l'area industriale di Tito (PZ) è stata oggetto di gravi episodi di inquinamento, con la scoperta, in un’inchiesta del 2023 che ha portato al sequestro dello stabilimento ex-Daramic, di livelli di trielina 270.000 volte superiori ai limiti consentiti nel Dora, affluente del Basento.

Oggi, nonostante la richiesta di un ente terzo e indipendente per garantire un monitoraggio imparziale da parte del “Comitato per l’acqua pubblica” e dei sindaci, l’Azienda sanitaria di Potenza ha certificato l’acqua del fiume Basento come potabile, dopo aver esaminato le analisi dell’Arpab, che hanno confermato i risultati precedenti di Acquedotto lucano. L’acqua trattata dall’impianto di Masseria Romaniello è stata giudicata sicura per l’uso umano, senza rischi chimici o microbiologici, come preannunciato anche dal direttore del Centro nazionale Sicurezza delle acque dell’Istituto superiore di Sanità, Luca Lucentini. A partire da oggi, l’acqua del Basento verrà immessa nella rete idrica, ma “sarà necessario continuare in un regime di parziale fornitura”, si legge nella nota: “in attesa delle precipitazioni che quest’anno sono ai minimi storici e considerando che dal fiume prelevare più di una certa quantità (il fabbisogno della popolazione residente è di oltre 800 litri) significherebbe impattare negativamente sull’eco-sistema”.
Il governatore della Basilicata e commissario regionale per l’emergenza idrica, Vito Bardi, ha confermato che, secondo le analisi, l’acqua che verrà distribuita sarà potabile e sicura. Ha garantito controlli rigorosi per tutelare la salute dei cittadini e ha dichiarato che l’obiettivo è ripristinare la normalità il più presto possibile, dopo la crisi idrica.

In un’intervista telefonica (effettuata nella giornata di ieri ndr.) il sindaco di Brindisi Montagna (uno dei comuni interessati) e Presidente ANCI Basilicata, Gerardo Larocca aveva parlato della complessità della situazione, prima dell’annuncio di oggi: "La situazione è complessa e l’approvvigionamento idrico resta irregolare, senza un’organizzazione chiara e con decisioni prese all’improvviso. Si attendono i risultati delle analisi sull'acqua del Basento: se non fossero positive, l'uso sarà comunque necessario per mancanza di alternative. Ho fatto notare al tavolo tecnico, l’obbligo di informare adeguatamente la popolazione affinché venga usata solo per scopi non alimentari, per evitare problemi di salute, soprattutto per i più vulnerabili, come bambini e anziani, che potrebbero non avere accesso alle informazioni in tempo reale. Abbiamo anche la responsabilità di considerare la sfiducia diffusa tra i cittadini, che rischia di non fidarsi neanche se l’acqua sarà dichiarata potabile. Questo clima di sfiducia è aggravato dalla mancanza di una comunicazione trasparente e coordinata, e la popolazione si sente lasciata sola. Si poteva intervenire prima, ma abbiamo finito per affidarci troppo alla speranza che arrivassero piogge. Ora l’acqua del Basento rimane l’unica soluzione immediata, pur essendo temporanea. Quando non hai acqua, devi necessariamente trovarne una fonte immediata. Tutte le altre soluzioni guardano al futuro. Ma adesso, per affrontare l'emergenza, servono risposte rapide e concrete per garantire la disponibilità di acqua. Abbiamo anche fatto presente che, in questo contesto di emergenza è fondamentale un controllo indipendente, un ente terzo che possa certificare la qualità delle analisi. Non possiamo ignorare questa realtà e dobbiamo essere preparati a rispondere ai dubbi legittimi dei cittadini, che giustamente si chiedono se siamo davvero in grado di garantire la loro sicurezza."

Nonostante l'annuncio della potabilità dell'acqua del Basento, restano innumerevoli dubbi tra i cittadini sulle modalità e sulla gestione della crisi, i principali riguardano la scelta di utilizzare i fondi del piano emergenziale per costruire un nuovo condotto per riportare l'acqua alla diga della Camastra, anziché intervenire direttamente sulle perdite già presenti nella rete.
Rimane centrale il tema sulla qualità dell'acqua del Basento. Acquedotto Lucano ha escluso che l’acqua sia di categoria A2, considerata sicura per il consumo umano senza necessità di trattamenti complessi. Tuttavia, ASP e Arpab non hanno ancora pubblicato schede tecniche delle analisi più recenti, lasciando aperta la questione sull’adeguatezza del potabilizzatore di Masseria Romaniello per garantire la sicurezza dell'acqua. È stata avviata una raccolta firme che propone di escludere l'uso dell'acqua del Basento, continuando a utilizzare solo quella delle sorgenti e adottando misure specifiche per garantire il fabbisogno di ammalati e attività commerciali, al fine di tutelare la salute pubblica. Le critiche riguardano l’uso dell’acqua regionale da parte di multinazionali e il timore che l’approvvigionamento dal Basento diventi una soluzione permanente. Si chiede anche di destinare investimenti urgenti per migliorare la rete idrica, ripristinare le dighe lucane e individuare nuove fonti locali, garantendo così una risorsa idrica sostenibile e sicura.

La questione, che continueremo a seguire da vicino, sembra essere tutt’altro che risolta. Rimane la speranza che tutta la popolazione lucana possa presto navigare in acque più tranquille, o meglio, che si possa trovare acqua affidabile per poter navigare, garantendo il piacere di una doccia senza preoccuparsi della qualità e della pericolosità del bene primario per eccellenza. 

 

 

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