Cronache

Beni confiscati alla mafia, Postiglione: "Usarli per aiutare i migranti"

"Il culto della legalità si deve estendere come culura, ma anche come pratica" afferma Umberto Postiglione, direttore dell'Agenzia Nazionale per la gestione dei beni confiscati alla mafia, intervenuto al Festival del Lavoro di Palermo e intervistato in un video (vedi sotto) dal direttore di Affaritaliani.it Angelo Maria Perrino.

Le associazioni ricevono in gestione questi beni confiscati alla mafia? "Libera non riceve nessun bene, che viene dato ai comuni che poi li assegnano alle cooperative. Sono loro che operano insieme a Libera, che agisce soprattutto nella fase di formazione della cooperativa stessa, ma le strutture non sono di Libera, è sempre il comune che le assegna. C'è questo equivoco, che qualcuno vuole attribuire a don Ciotti la capacità di concentrare beni e potere economico. Non è assolutamente così. Ci sono pochissime cose assegnate direttamente alla sua associazione.  Ma si tratta di una rete neuronale che può unire queste cooperative e far fare passi avanti nell'utilizzo dei beni confiscati".

Postiglione aggiunge: "Abbiamo tanti immigrati che arrivano nel nostro Paese e si calcola che con l'incremento demografico saranno sempre di più. Si tratta di milioni di persone che bisogna fa mangiare. E chi lo deve fare? I paesi attorno al Mediterraneo. Allora perchè non utilizziamo gli studi del Cnr, nella sua articolazione Isafom, che costruisce modelli di coltivazione dei terreni difficili come quelli siciliani con poca acqua, quelli campani, calabresi e pugliesi che assomigliano per molti versi a quelli del Nord Africa. E allora si può pensare di utilizzare Libera per organizzare - tramite cooperative - delle scuole di coltivazione sostenibile per i più avveduti tra gli immigrati e avviare  politiche nuove anche con i paesi di origine. In poche parole utilizzare questi beni confiscati per far studiare i migranti e poi creare delle aziende agricole, in accordo con in Paesi del Nord Africa - per chi vuole una possibilità di tornare a casa. In questo modo si evitano anche alcuni dei problemi legati all'immigrazione nel nostro Paese.

Un bene confiscato alla mafia era stato dato anche a un famoso chef.... "Si, Gianfranco Vissani, ma quella struttura, in Puglia, oggi è una scuola alberghiera". Non è stata un'esperienza felice, come commenta lo stesso Postiglione: "Io non cerco mai l'immagine, ma la sostanza, se uno pensa di poter risolvere il problema chiamando grandi nomi come Vissani o Bolle, io non lo farò mai, non condivido questa scelta. Tra l'altro si trattava di una situazione geografica che non consentiva livelli di  presenze che consentivano il perdurare dell'esperienza. Ma non è una mia esperinza diretta". La morale? "Non investire in soluzioni inutili".
 


GUARDA QUI SOTTO I PRIMI TRE VIDEO DELL'INTERVISTA AL DIRETTORE DELL'AGENZIA NAZIONALE PER LA GESTIONE DEI BENI CONFISCATI ALLA MAFIA. NEI PROSSIMI GIORNI SARANNO PUBBLICATE LE NUOVE PUNTATE DELL'INTERVISTA