Cronache

Blitz contro la mafia pugliese, fermata l'ascesa del boss Lamendola. Esclusivo

di Fabiana Agnello

22 arresti per mafia, narcotraffico, tentato omicidio, estorsioni, detenzione di armi da guerra. L'operazione nel brindisino disegna la nuova mappa del crimine

Le armi sequestrate durante l’attività d’indagine e il traffico di droga: 39 indagati

I risultati investigativi, riscontrati da numerosi arresti in flagranza di reato, sequestri di armi clandestine, fra cui pistole, fucili e sostanze stupefacenti, per un traffico accertato superiore a 50 chili fra cocaina, eroina, hascisc e marijuana, oltre al sequestro di una coltivazione di canapa indiana, costituita da circa mille esemplari, individuata nell’area rurale tra San Vito dei Normanni, Mesagne e Latiano, riassunti nell’informativa dei carabinieri e riportati nella richiesta di misura presentata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, hanno raccolto elementi indiziari nei confronti di 39 indagati.

La consorteria, infine, è accusata di aver detenuto, oltre a quelle sequestrate, altre armi comuni da sparo, e da guerra, come una pistola mitragliatrice Skorpion, nascoste e prontamente disponibili.

Nel corso delle indagini sono state riscontrate plurime violazioni della normativa antimafia, ex art. 75 comma 2 del D. Lgs 159/2011, commessi dal reggente dell’organizzazione sottoposto a Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza che avrebbe violato, ritualmente, gli obblighi derivanti dalla misura di prevenzione.

Il gip di Lecce Maria Francesca Mariano ha ritenuto gravi gli elementi investigativi acquisiti ritenuti tipici della associazione di tipo mafioso e della sua attuale operatività, come tratteggiato nello schema di cui sotto, in riferimento:

  1. all’esistenza di una gerarchia interna con una netta ripartizione dei compiti tra i sodali, su base piramidale, in relazione al ruolo rivestito, al curriculum criminale di ciascuno di essi ed al comune programma criminoso;

  2. al controllo del territorio attraverso la consumazione di “reati fine”;

  3. all’interesse del clan alle attività economiche svolte sul territorio;

  4. alla ripartizione dei profitti tra gli associati;

  5. alla disponibilità di armi;

  6. alla prorompente forza di intimidazione dell’associazione e l’evidente condizione di assoggettamento ed omertà, fosse all’interno del gruppo tra i sodali che all’esterno dello stesso, sul territorio di influenza;

  7. il collegamento con altri esponenti di frange mafiose, o criminali, operative in altri comuni delle province di Brindisi, Bari, Foggia e Napoli.

  8. al controllo del mercato delle sostanze stupefacenti con l'imposizione del “punto”.