Cronache

Carola Rackete trasferita in un luogo sicuro. Il pm: no espulsione immediata

Sea Watch: 'capitana libera', gip "Non applicabile dl sicurezza"

Sea Watch: l'Ong, Carola trasferita in luogo sicuro dopo minacce  

Carola Rackete, la comandante della nave Sea Watch 3, e' stata trasferita nella notte dall'abitazione di Agrigento in cui era ospitata ed e' stata portata "in un luogo sicuro", dopo che le sono state rivolte delle minacce. Lo ha riferito un portavoce dell'Ong tedesca, Ruben Neugebauer, da Berlino. Il portavoce non ha voluto precisare dove si trovi al momento la 31enne che il 9 luglio dovrebbe essere interrogata nell'ambito dell'inchiesta che la vede indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. "Ci sono state alcune minacce", ha spiegato il portavoce, assicurando che Carola "sta bene". L'attivista avrebbe lasciato il territorio agrigentino ma non e' chiaro se si trovi ancora in Italia.

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini ha annunciato nella tarda serata di ieri che è già pronto il decreto di espulsione per la donna, ma non potrà ancora tornare a casa: la procura ha già negato il nullaosta per l'espulsione per esigenze di giustizia. Il 9 luglio Rackete si dovrà ripresentare in Procura ad Agrigento per l'interrogatorio che riguarda l'inchiesta parallela aperta nei suoi confronti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Sea Watch: Rackete, decisione giudice è vittoria solidarietà

"Sono sollevata dalla decisione del giudice che considero una grande vittoria della solidarietà verso tutti i migranti, contro la criminalizzazione di chi vuole aiutarli. Sono commossa dalla solidarietà di tante persone. E' stato un lavoro di squadra". Lo ha detto la capitana della Sea Watch, Carola Rackete, commentando la decisione del giudice che non ha convalidato il suo arresto, come riportato via Twitter dall'ong tedesca.

Sea Watch: Carola è libera. Salvini, sentenza politica

Carola Rackete, la comandante della Sea-Watch 3 che aveva forzato il blocco dei porti italiani per far sbarcare a Lampedusa 40 migranti soccorsi in mare, torna libera dopo quattro giorni trascorsi agli arresti domiciliari. Il gip, oltre a non convalidare l'arresto, ha escluso il reato di resistenza e violenza a nave da guerra, ritenendo che il reato di resistenza a pubblico ufficiale sia stato giustificato da una "scriminante" legata all'avere agito "all'adempimento di un dovere", quello di salvare vite umane in mare.
      Una decisione che Salvini ha definito "vergognosa" accusando la giudice di agire per interessi politici e promettendo di riformare al più presto la giustizia italiana. Per commentare quella che chiama una "fiaba horror", il vice presidente del Consiglio ha scelto il mezzo a lui più congeniale: una diretta Facebook, in tarda serata, dopo il ricevimento per la festa dell'Indipendenza americana a Villa Taverna. "Quella donna ha provato ad ammazzare cinque militari", ha scandito il ministro alla fotocamera del suo smartphone: "Mi vergogno che in questo Paese possa arrivare il primo dall'estero a mettere in pericolo le vite dei militari italiani". E poi si è rivolto direttamente al gip di Agrigento, Alessandra Vella: "E se adesso una macchina anzichè fermarsi all'alt dei carabinieri forzasse il blocco speronando l'auto dei militari? Ha dato un pessimo segnale". Salvini non ha dubbi sulla natura della decisione presa, "si tratta di una sentenza politica". D'altra parte il caso Sea Watch è entrato di prepotenza a Montecitorio dove era attesa per domani l'audizione di rappresentanti dell'organizzazione non governativa davanti alle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia. Audizione che non si terrà, come comunicato dalla presidente della commissione Giustizia, la pentastellata Francesca Businarolo: la Lega ha infatti protestato per l'audizione, chiesta da Pd e +Europa, e ha chiesto di annullarla; e i 5 stelle si sono schierati con l'alleato.

L'alleanza di governo sembra dunque rinsaldarsi proprio attorno alla vicenda della liberazione della Capitana. Poco dopo lo sfogo di Matteo Salvini, è stato Di Maio - sebbene con toni meni battaglieri - a dirsi "stupito" della scelta presa dal giudice per le indagini preliminari di Agrigento: “Sorprende la scarcerazione di Carola Rackete. Io ribadisco la mia vicinanza alla Guardia di finanza in questo caso. Ad ogni modo il tema è la confisca immediata della imbarcazione. Se confischiamo subito, la prossima volta non possono tornare in mare e provocare il nostro Paese e le nostre leggi”. Ma se per Di Maio il tema è la confisca, per Salvini è, invece, la riforma della giustizia italiana: 
"E' finito il lucro, è finita la pacchia sull'immigrazione clandestina, li rimanderemo indietro uno ad uno. Confido che quel giudice che dirà basta arrivi presto. Questa giustizia la cambiamo per quegli uomini e quelle donne con la toga che non fanno politica, ma fanno giustizia".


Sea Watch: Gip,Carola adempiuto dovere soccorso. No porti chiusi 


"L'attracco da parte della Sea Watch alla banchina del porto di Lampedusa, che era gia' da due giorni in acque territoriali, appare conforme al testo unico sull'immigrazione nella parte in cui fa obbligo al capitano e alle autorita' nazionali indistintamente si prestare soccorso e prima assistenza allo straniero rintracciato in occasione dell'attraversamento irregolare della frontiera". Lo sostiene il gip di Agrigento, Alessandra Vella, nel provvedimento con cui ha negato la convalida degli arresti domiciliari della comandante della Sea Watch Carola Rackete.

INAPPLICABILE DECRETO SICUREZZA Il giudice, in sostanza, ritiene inapplicabile il decreto sicurezza bis: "Ritiene questo giudice che nessuna idoneita' a comprimere gli obblighi gravanti sul capitano della Sea Watch 3, oltre che delle autorita' nazionali, potevano rivestire le direttive ministeriali in materia di 'porti chiusi' o il provvedimento del ministro degli Interni di concerto con il ministero della Difesa e delle Infrastrutture che faceva divieto di ingresso, transito e sosta alla nave, nel mare nazionale, trattandosi peraltro solo di divieto sanzionato da sanzione amministrativa".

RESISTENZA? NO ADEMPIUTO DOVERE Il reato di resistenza a pubblico ufficiale deve ritenersi "scriminato per avere agito l'indagata in adempimento di un dovere". Il dovere di soccorso dei naufraghi" non si esaurisce con la mera presa a bordo dei naufraghi, ma nella loro conduzione al porto sicuro piu' vicino". 

NAVI DA GUERRA? NON PROPRIO Non solo, in merito al reato di resistenza e violenza a nave da guerra, spiega il gip: Le unita' navali della Guardia di Finanza sono considerate navi da guerra solo quando operano al di fuori delle acque territoriali ovvero in porti esteri ove non vi sia una autorita' consolare".

NESSUNA VOLONTA' DI SCHIACCIAMENTO MOTOVEDETTA Anche il caso del presunto schiacciamento della motovedetta della Guardia di finanza, rileva il gip, "da quanto emerge dal video, deve essere molto ridimensionato, nella sua portata offensiva, rispetto alla prospettazione accusatoria fondata solo sulle rilevazioni della polizia giudiziaria". Insomma, la decisione assunta dal comandante di Sea Watch risulta conforme alle raccomandazioni del commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa e a recenti pronunciamenti giurisprudenziali".

GIUSTIFICATA ESCLUSIONE SBARCO A MALTA E TUNISIA Il giudice aggiunge: "I porti di Malta venivano esclusi perche' piu' distanti e quelli tunisini perche', secondo la sua stessa valutazione, "In Tunisia non ci sono porti sicuri". Le valutazioni di Carola sono condivise dal giudice "secondo cui Malta non ha accettato le previsioni che derivano dalle modifiche alla convenzione Sar del 2004". I porti tunisini, inoltre, secondo quanto deciso da Carola, non sono stati ritenuti "conformi alla convenzione di Amburgo". Il giudice sottolinea che la scelta e' stata presa "avvalendosi della consulenza dei suoi legali".