Cronache
Caso Petacci, a Destra vogliono la testa di Floris: "Violata la Deontologia"
Esposto di personaggi della Destra italiana, fra cui Isabella Rauti e Bruno Esposito, per la battuta di Gnocchi. Di Stefano (CasaPound): "Vigliacco"
Il caso Claretta Petacci-Gene Gnocchi fa ancora discutere ed è pronto un esposto all'ordine dei giornalisti contro Giovanni Floris che ha ospitato il monologo del comico a DiMartedì. Un buon numero di esponenti e personaggi storici della Destra italiana e della Fiamma Tricolore, fra i quali Isabella Rauti e Bruno Esposito, si apprestano infatti a segnalare Floris per "violazione del codice deontologico".
Leggiamo nella bozza dell'esposto pubblicata su facebook:
"Gentile Presidente Verna, nel corso della trasmissione ‘Di Martedì’, condotta da Giovanni Floris su la7, andata in onda il 16 gennaio 2018, il comico Gene Gnocchi ha gravemente offeso la memoria e la dignità della signora Claretta Petacci, seviziata, presumibilmente violentata, e uccisa il 28 aprile 1945, a causa del suo legame sentimentale con Benito Mussolini. Una donna innocente che come riferì il presidente della Repubblica, medaglia d’oro al valore militare per la Resistenza, Sandro Pertini, “ebbe l’unica colpa di amare un uomo”. Il comico, attribuendo la proprietà del maiale alla presidente Giorgia Meloni, afferma: “Si chiama Claretta Petacci”. In quel preciso istante, il conduttore Giovanni Floris è esploso in una risata rilanciando la battuta “Un nome familiare” facendo intendere che ci fosse familiarità politica tra la leader chiamata in causa da Gnocchi e la signora Petacci. L’affermazione del conduttore ha trascinato il pubblico in una corale risata accompagnata da scroscianti applausi. Posto che il conduttore di un programma televisivo svolge a tutti gli effetti il ruolo di direttore responsabile dei contenuti, Giovanni Floris avrebbe dovuto esercitare il controllo in capo al direttore responsabile previsto dalla legge 47/48 . Non lo ha fatto. Avrebbe- estrema ratio- potuto dissociarsi dalle parole del comico. Non lo ha fatto. Anzi Floris ha rilanciato contestualizzando l’offesa al dibattito politico attuale. In questo modo ha semplicemente avallato l’oltraggio nei confronti della signora Petacci offendendo la dignità di una donna e il rispetto che si deve ai defunti. Pertanto, chiedo l’intervento dell’Ordine dei Giornalisti per accertare l’esistenza della violazione degli articoli previsti dalla legge sulla stampa, tra i quali omissione di controllo, pubblicazioni a contenuto impressionante o raccapricciante; per la violazione del codice deontologico della professione giornalistica laddove parla di tutela della dignità dell’essere umano. Una tutela – non Le sfugge gentile Presidente - che dovrebbe, in questo caso, essere esercitata con maggiore garanzia in quanto si stava oltraggiando una donna morta da innocente, presumibilmente violentata, brutalmente uccisa, il cui corpo fu esposto al pubblico ludibrio a Piazzale Loreto a Milano."
Interpellato da Affaritaliani.it, Bruno Esposito, storico dirigente della Destra napoletana e già consigliere regionale di AN in Campania, ha così dichiarato: "Si tratta di ristabilire un minimo di rispetto e di civiltà , Floris ha consentito ed avallato una battuta davvero ignobile. Quella non è satira ma vera e propria barbarie che a distanza di oltre 70 anni riapre le ferite della guerra civile, mai rimarginate, grazie proprio alla genia di odiatori seriali che in nome dell’antifascismo compie ogni genere di nefandezze".
Durissimo anche Simone Di Stefano, segretario nazionale di CasaPound e candidato premier, che su twitter ha commentato: «Claretta Petacci, donna innocente, innamorata, uccisa, stuprata, appesa e maciullata dai partigiani. Goditi il frutto del tuo odio. Ne sarai orgoglioso, vigliacco».