Cronache

Caso procure, Palamara pronto a fare altri nomi: "Non voglio pagare per tutti"

L'ex giudice pronto a fare ricorso e a "ristabilire la verità" contro la decisione del Csm che lo ha radiato dalla magistratura

Caso procure, Palamara: "Non ho intenzione di pagare per tutti"

"Il mio interesse è non essere il capro espiatorio e non ho intenzione di pagare io per tutti e penso sia fondamentale e nell'interesse di tutti, perché' la giustizia è un bene superiore", è quanto affermato da Luca Palamara, intervistato a Radio 24 dopo la decisione della disciplinare del Csm che, venerdì scorso, lo ha radiato dalla magistratura. A chi gli ha chiesto se si senta un 'capro espiatorio', Palamara ha risposto: "Guardi, in questo momento io mi sento, più determinato a fare i ricorsi e in ogni caso a ristabilire la verità in merito a quanto accaduto sia in riferimento al fatto specifico della notte all'hotel Champagne, sia in generale su quella che è stata la mia attività come esponente di una corrente e quindi anche in riferimento alla distribuzione degli incarichi".

Caso procure, Palamara: "Fare nomi? Priorità ricostruire sistema"

Quanto a eventuali nomi da coinvolgere Palamara ha affermato: "Io non ho bisogno di fare nomi, credo che in questo momento la priorità sia ricostruire come sia il reale funzionamento di questo meccanismo, perché' altrimenti diamo una rappresentazione diversa di ciò che è accaduto”. L’ex magistrato sottolinea che "se riteniamo che il sistema delle correnti sia impregnato solo nella figura di una persona e che questa persona ha mosso a suo piacimento pedine, persone, uomini e donne, ne diamo una rappresentazione non corrispondente a quello che è realmente accaduto, penso a questo sia molto più importante mettere sul tavolo tutte le situazioni, verificarle e confrontarle".

Secondo l'ex pm, "è giusto ad oggi riflettere sul sistema, del quale ho fatto parte, rispetto al quale ero protagonista, io in quell'ambito ed in quel contesto ho operato, ed in quel contesto conosciuto da tutti, non solo da me. Era un contesto rispetto al quel migliaia di magistrati, si confrontavano, nonostante oggi si faccia di tutto per far capire che è opera di una persona sola, che la mela marcia era una singola persona. In realtà non è così, perché' le situazioni da affrontare sono tante, ci sono tanti magistrati che quel sistema lo conoscono molto bene, credo che sia nell'interesse di tutti, avere maggiore tranquillità e sicurezza, che la giustizia si svolge secondo determinati canoni di autonomia e indipendenza".