Cronache
Coronavirus e 25 aprile, ecco il sangue buono della Liberazione
Oggi più che mai nel 75esimo anniversario della Liberazione, non si può non condividere il pensiero e le parole di Teresa Noce, partigiana e antifascista
Non si può tacere sul mistero del corpo femminile perché il corpo come scrive Alice Miller “è il custode della nostra verità”.
E oggi più che mai nel 75esimo anniversario della Liberazione dell’Italia, simbolo altissimo di libertà e indipendenza, non si può non condividere il pensiero e le parole di Teresa Noce, partigiana, politica, antifascista, che a proposito della fisicità femminile, nel suo Rivoluzionaria professionale, scriveva che il sangue della guerra aveva sospeso il sangue della vita, della fertilità.
Copertina de Il sangue matto, in e-book per La Nave di Teseo
“Nessuna ormai aveva più le mestruazioni, neppure le più giovani e forti. [...] La dottoressa ci esortava a non preoccuparci: dopo la Liberazione appena fossimo state in grado di condurre una vita normale e di nutrirci un po’ meglio, le mestruazioni sarebbero ricomparse. A dire il vero […] eravamo contente che le mestruazioni fossero cessate poiché costituivano solo una sofferenza in più. Non disponendo di pannolini né di cotone dovevamo cercare di arginare il flusso con carta - magari dura e sporca - che ci graffiava, ci feriva e ci torturava.”
Lo stesso dolore e le domande che leggo nelle sue parole le ritrovo nei racconti di alcune donne oggi costrette a casa per via della pandemia. Lo stress può far sparire le mestruazioni o ritardarle di tanto. E ciò ha sempre dei risvolti non positivi sulla vita psichica delle donne.
Teresa Noce, una partigiana che scrive del sangue buono delle donne, avrebbe immaginato di risvegliare con le sue parole il vecchio tabù che disprezza il corpo femminile macchiato di sangue? La misoginia maschile, ma a quanto pare anche quella femminile a giudicare dalla varietà delle osservazioni quotidiane sul sangue mestruale, è sempre pronta a esplodere, a sporcare con l’offesa e l’allontanamento chi mostra la semplice verità dei corpi.
Ho raccolto numerose testimonianze in questo senso durante la preparazione del mio libro, Il sangue matto. Uscito ieri in versione e-book per La Nave di Teseo. Donne e uomini dovrebbero saperlo che soltanto attraverso il dialogo tra la parte femminile e quella maschile di ognuno si può evadere dall'oscura prigione dell’anima che ci sottomette alla meschinità e all’ambivalenza nei confronti del prossimo. Se la possibilità di esprimersi viene di fatto negata, si torna al buio, nel regno dell’ambiguità, del pregiudizio e della cattiveria.
Il misogino ha una radice sterile, tende a non capire chi può dare e dà la vita, e in fondo denigra l’atto dell’amore creatore in sé. Il tabù mestruale è vivo e vegeto, è circolante. Il fatto che oggi se ne parli non è segno di liberazione. Riporta a galla la contraddizione tra desiderio e disprezzo del corpo femminile, dei suoi desideri sostituiti mensilmente dai dolori del mestruo. Tabù profondo, conficcato in tempi bui, quando le donne erano streghe, femmine malefiche da esorcizzare e da allontanare da casa, dal paese, dal mondo, perché impure. Non s’è fatta molta strada, evidentemente… Il sangue mestruale racconta sempre e comunque la storia delle madri, molto al di sopra di ogni collocazione geografica, sociale o di cultura. Questo sangue è un sangue buono, opposto a quello della guerra e della morte, è il modo che le donne - e quindi anche gli uomini - hanno di essere genitori, ed è un bene dirlo. Un corpo macchiato dal sangue buono è sempre una domanda d’amore e di vita.