Cronache

Coronavirus, il microbiologo Rigoli: segnali che il Covid-19 si è spento

Coronavirus, il microbiologo Rigoli: Covid-19 si è spento

Il Covid-19 si sta spegnendo in Italia? Il primario del reparto di Microbiologia a Treviso, Roberto Rigoli, nei giorni scorsi, aveva verificato questo trend. Su 60mila tamponi fatti dal in Veneto tra primo e la metà di giugno, solo 3 avevano registrato una quantità di virus importante. E anche le 3 persone positive al coronavirus si erano trovate a sviluppare solo sintomi leggeri. «Dei 60mila tamponi effettuati, 210 sono risultati positivi; ma 199 di essi lo erano in maniera molto modesta, tanto che abbiamo dovuto amplificare molto il “segnale” per trovare i virus; e probabilmente non erano infettivi", le parole di Roberto Rigoli.

"Degli 11 positivi in maniera più cospicua, con segnale chiaro, 4 erano asintomatici e 7 sintomatici. Ma alla fine, appunto, sono in 3 casi si è trovata una carica virale paragonabile a quella che vedevamo normalmente nella fase acuta dell’epidemia», ha sottolineato il microbiologo.

“Il coronavirus si sta spegnendo? Si  tratta di studi basati su osservazioni estemporanee e non su esperimenti. C’è solo un modo per saperlo, quello di infettare degli animali e dei modelli ma siccome non abbiamo un animale da infettare tutto il resto sono chiacchiere", ha successivamente replicato Andrea Crisanti professore di microbiologia all'Università di Padova. "Sicuramente chi si infetta si ammala meno gravemente di prima ma la carica virale si è abbassata grazie alle mascherine e al distanziamento sociale”, ha aggiunto il virologo.

Parole a cui poi aveva controreplicato lo stesso Rigoli. «In merito a quanto comparso sulla stampa relativamente alle affermazioni di un esponente della comunità scientifica padovana secondo cui i ragionamenti riportati dal sottoscritto sono “solo chiacchiere”, ricordo che, in accordo con il Presidente dell’Associazione Microbiologi clinici Italiani dottor Pierangelo Clerici, con la professoressa Maria Capobianchi responsabile del laboratorio di Virologia dello Spallanzani di Roma, e con il Professor Fausto Baldanti responsabile del laboratorio di Microbiologia del Policlinico San Matteo di Pavia , è stato deciso di mettere in discussione l’interpretazione del dato proprio alla luce della discordanza tra manifestazioni cliniche, andamento epidemiologico e positività al test eseguito in PCR- RT. In particolare la discordanza appare chiara nei pazienti clinicamente guariti con C.T.elevati (bassa carica)».

«La bassa/assente infettività - aveva continuato Rigoli - è stata valutata su due fronti: il primo epidemiologico monitorando i contatti stretti dei pazienti con carica bassa, il secondo seminando su colture cellulari i campioni appartenenti sempre a pazienti con c.t. alto (bassa carica). Dati preliminari di un lavoro condotto dal prof. Baldanti dimostrano che solo un’esigua minoranza di questi campioni risulta positiva in colture cellulari confermando altri recenti dati di letteratura internazionale. In accordo con il Presidente AMCLI e i componenti del direttivo sopra riportati ribadisco il concetto che il confronto aperto tra tutti rappresenta l’unica via per vincere la guerra verso questo nuovo agente patogeno».