Cronache

Coronavirus, medici in primi linea abbandonati: omicidio colposo dello Stato?

L'opinione di Gianni Pardo

Coronavirus, non è normale che un Paese che si dota di “Piani Pandemici Nazionali e Regionali” non disponga neppure delle mascherine adeguate per i medici

L’Ansa, istituzionalmente, si astiene dai punti esclamativi. Dunque ci informa seccamente che, secondo quanto comunicato dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, a ieri il totale dei medici morti per l’epidemia del Covid-19 è arrivato a settantatré. E tra gli operatori sanitari “è stata superata la quota di diecimila“ contagiati.

La causa, secondo i sindacati dei medici, è da ricercarsi nello sconcertante perdurare della mancanza di dispositivi di protezione individuale Dpi” come le mascherine Ffp2, ma mancano anche visiere e camici adeguati. La situazione è grave, afferma il maggior sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed. Non sono stati attuati i “Piani Pandemici Nazionali e Regionali”, per non parlare della semplice mancanza di tamponi e della sfacciataggine con cui si è “innalzata a dignità di Dpi la semplice mascherina chirurgica”. E sicuramente, ad indagare approfonditamente, chissà quante altre irregolarità si scoprirebbero.

Qualunque liberale ha in orrore il giustizialismo e la deprecabile tendenza a cercare il colpevole ogni volta che avviene un fatto doloroso. Ma qua siamo in presenza di un delitto che non permette atteggiamenti longanimi. È inammissibile la tracotanza di una dirigenza governativa che continua a vantarsi dei suoi recenti successi in campo sanitario, mentre i fatti raccontano tutta un’altra storia. Bastava leggere l’articolo di Luca Ricolfi del 29 marzo, sul “Messaggero”(1). Poi non è normale che un Paese che si dota di “Piani Pandemici Nazionali e Regionali” non disponga neppure delle mascherine adeguate per i medici: tanto che poi muoiono come mosche. Per la famiglie non basterà certo la medaglia d’oro che speriamo il Presidente della Repubblica vorrà concedere a questi eroi nel nome di Ippocrate. Quando, per non aver fatto il proprio dovere, decine di persone muoiono, è il diritto penale che deve attivarsi, automaticamente, per un riflesso naturale. Anche a concedere che i magistrati siano stati e siano più tendenti a punire Berlusconi per qualche storia di sesso privato o, in sua mancanza, Salvini, anche lui per fatti fantasiosi, mal si comprende come, se i colpevoli sono di sinistra o altolocati, si possa dimenticare il secondo capoverso dell’art.40 del Codice Penale, secondo il quale “Non impedire un evento, che si ha l'obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”. Si è stati molto severi con i dirigenti della Thyssen-Krupp per l’incendio in cui sono morti otto operai e per un caso analogo, perfino più grave, ci si volta dall’altra parte?

In caso di epidemia i dottori abbiano il dovere di salvare i malati ma non hanno il dovere di morire. Soprattutto senza necessità, soltanto perché non gli è stata fornita una mascherina adeguata al loro lavoro. Si può comprendere che non si possano avere immediatamente disponibili centinaia di macchine per la respirazione assistita, ma le pandemie non sono una sorpresa neanche come modalità: in tutte – inclusa la Spagnola – la gente e i medici hanno avuto bisogno di mascherine. Dunque, se quei medici sono caduti non è nell’adempimento del loro normale dovere, ma affrontando la morte a mani nude. Ecco perché parecchi – invece di vantarsi a sproposito – dovrebbero fare un severo esame di coscienza. E chiedere a qualche amico il nome di un buon penalista.

Un sistema sanitario che non protegge i suoi operatori è assolutamente imperdonabile. Più o meno come un generale che non fornisse ai suoi soldati le pale e i picconi necessari per scavare le trincee. Ma chissà, forse quei medici “se la sono cercata”. Nel momento in cui arrivavano i malati al pronto soccorso avrebbero dovuto dire: “Finché non ci date le mascherine, i camici, i disinfettanti e tutto il materiale necessario a un virologo, i malati se li curi il Ministro della Salute. Io ho una famiglia, ed ho qualche remora in materia di suicidio”.

Può sembrare uno scherzo ma non è. Il Codice da una parte punisce chi, avendo il dovere di impedire un evento, non lo impedisce”, dall’altra dichiara non punibile “chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio – e Dio sa se la vita è un diritto – contro un pericolo attuale”. E anche qua Dio sa se il pericolo c‘era.

Poi ci si chiede perché i cittadini non hanno fiducia nei politici e ne hanno sempre meno nella magistratura.

giannipardo1@gmail.com

(1) Luca Ricolfi, Caso tamponi, storia di un errore annunciato, Il Messaggero, 29 marzo 2020

"NOTA: Questo articolo non riporta notizie o fatti verificati ma opinioni dell’autore, senza riscontri scientifici. Affaritaliani.it ne consente la pubblicazione in ossequio al pluralismo di opinione che caratterizza la testata”