Cronache
Draghi “rimanda” Francia e Germania: “Sono in crisi ma in Europa non vedo altri leader”
Secondo l'ex premier, la politica industriale deve imparare a convivere con l'evoluzione dell'industria stessa
Draghi: "Francia e Germania sono in crisi ma in Europa non vedo altri leader”
"La leadership franco-tedesca si è indebolita, ma non vedo altre leadership capaci di dirigere l'Europa verso un futuro comune". Lo ha detto Mario Draghi, ex premier e presidente della Bce, nel corso dell'evento per il conferimento del Premio Ispi 2024.
"C'è un vuoto leadership ma bisogna aver pazienza e vedere i risultati delle elezioni politiche in Germania", ha aggiunto Draghi - ma le istituzioni europee hanno "gli anticorpi" per superare questo momento perché sono state create dai trattati europei per sopravvivere a una storia lunga". Ma come farà l'Europa a sopravvivere economicamente schiacciata tra Usa e Cina? La ricetta per Draghi sta nell'ottimismo, "altrimenti si sta a casa"- ha detto, e nel cambiamento delle regole.
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"Ci sono cose che si possono fare senza pagare niente - ha spiegato Draghi alla foltissima platea intervenuta a Milano per sentire le sue parole - ad esempio creare un mercato unico europeo senza barriere. Basta pensare che il 30% delle imprese Ue che sono diventate Unicorni, ossia aziende da oltre 1 miliardo di capitalizzazione, sono andate negli Usa perché in Europa dovevano aprire società separate in tutti i paesi. Inoltre, bisogna orientare il settore del credito da debito a equity. In Svezia i capitali per le imprese vengono dal 70% dal settore privato e per il 30% dalle banche mentre in Spagna e Italia è il contrario".
Tra i punti che devono forzatamente migliorare c'è il settore energia con il prezzo dell'elettricità che deve, dice Draghi, scendere per allinearsi a quello di altri stati anche extra europei dove è sensibilmente più basso. Per far questo l'approccio deve essere neutrale, e dunque comprendere anche l'energia atomica, per allineare gli strumenti alle ambizioni. Secondo le ricette di Draghi, ampiamente illustrate nel rapporto recentemente presentato, più si fanno riforme più ci saranno investimenti privati che abbasseranno la necessità di investimenti pubblici.
Inoltre, non serve inseguire settori dove altri stati, vedi la Cina, hanno conquistato il primato come i pannelli fotovoltaici: la politica industriale deve imparare a convivere con l'evoluzione dell'industria stessa. Sul fronte dell'imposizione dei dazi l'Europa è vulnerabile dato che il 53% del suo prodotto lordo dipende dal commercio internazionale contro il 20% degli Stati uniti e il 32% della Cina.