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Cronache
Ex Ilva, annullato il processo sul disastro ambientale. Sorridono i condannati Vendola e membri della famiglia Riva
Ex Ilva Taranto

Ex Ilva, annullato il processo "Ambiente Svenduto". Tutto da rifare, si riparte da Potenza

La Corte d'Assise d'Appello ha annullato oggi pomeriggio la sentenza di primo grado emessa nel maggio 2021 riguardante il processo "Ambiente Svenduto" a Taranto, che vedeva accusata la gestione Riva di disastro ambientale. La Corte ha anche deciso di trasferire il processo a Potenza.

Il verdetto di primo grado aveva portato a 26 condanne per i membri della famiglia Riva, precedentemente proprietari dell'impianto, dirigenti aziendali e alcuni politici locali e regionali, incluso l'ex governatore della Puglia, Nichi Vendola.

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La difesa di alcuni imputati aveva richiesto il trasferimento del processo, sostenendo che il contesto giudiziario a Taranto non fosse imparziale, dato che i giudici risiedevano nelle vicinanze dell'area interessata dall'inquinamento, e quindi potenzialmente influenzati.

Bonelli (Avs): "Esterrefatto. Inquinamento non è un'invenzione"

"Annullata la sentenza di primo grado del processo Ambiente Svenduto a Taranto. Sono esterrefatto. L'inquinamento è stata un'invenzione? Morti e malattie non hanno responsabilità? Questa non è giustizia. Con questa decisione, su Taranto si infligge l'ennesima ferita dopo il disastro sanitario".

Così il deputato di Avs Angelo Bonelli in merito alla decisione della Corte d'assise d'appello di Taranto. "I dati - aggiunge - parlano chiaro. A Taranto, nel corso degli anni, è stato immesso in atmosfera il 93% della diossina prodotta in Italia, insieme al 67% del piombo, secondo quanto riportato dal registro Ines dell'Ispra, successivamente diventato E-Prtr. Questa situazione ambientale drammatica spinse, il 4 marzo 2010, l'autorità sanitaria a vietare il pascolo entro un raggio di 20 km dal polo siderurgico".

Per Bonelli "siamo di fronte a uno dei disastri sanitari e ambientali più gravi della storia italiana ed europea, che ha causato troppe vittime, soprattutto tra i bambini. L'indagine epidemiologica dell'Istituto Superiore di Sanità lo conferma in maniera inequivocabile. Oggi, questa sentenza che annulla quanto stabilito in primo grado non rappresenta un atto di giustizia, ma una ferita inferta a chi ha già pagato un prezzo altissimo con la propria salute e con la propria vita".

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