Cronache

Giordano Vini licenziamenti, in 87 rischiano il posto

Sono quasi tutte donne, molte hanno contratti part time e un'anzianità di servizio che in alcuni casi arriva anche ai trent’anni, dai loro uffici di frazione Valle Talloria operano al Servizio Clienti della Giordano Vini gestendo tutto ciò che è post vendita per consumatori che telefonano da Italia, Francia, Germania, Austria, Inghilterra e dai diversi altri Paesi nei quali il gruppo langarolo vende vini imbottigliati nei suoi stabilimenti di Diano d’Alba e spedisce tramite il polo logistico realizzato anni addietro a Marene.

Come scrive in un lungo e preciso articolo il sito www.targatocn.it, sono le 41 dipendenti ex Giordano Vini (ma a queste vanno aggiunte altre 46 persone impegnate nella sede di Torino) che appena due anni e mezzo fa, attraverso una cessione di ramo d’azienda, passarono sotto le dipendenze di una società terza specializzata nel telemarketing, la veneta Koinè, e che ora rischiano di perdere il proprio posto di lavoro per effetto del nuovo affidamento dello stesso servizio che la società langarola – da alcuni anni entrata a far parte del gruppo Italian Wine Brands, quotato alla Borsa Italiana – ha ora deciso a favore della Comdata, colosso internazionale del telemarketing, che prenderà in carico la nuova commessa a partire dal prossimo 1° aprile.

Rischiano perché, pur avendo 25 sedi in tutta Italia, una delle quali nella vicina Asti, Comdata si sarebbe detta sì disponibile ad assorbire le maestranze provenienti da Diano d’Alba, ma solo a condizione che queste si spostino presso i suoi uffici di Ivrea, a 150 km dall’attuale sede lavorativa, dove peraltro sarebbero impegnate su turni e dove dovrebbero anche rinunciare al "superminimo" concesso loro solo due anni fa per convincerle ad abbandonare il precedente contratto alimentare e passare a quello delle telecomunicazioni, meno ricco a partire dal venir meno della quattordicesima.

Un'ipotesi ovviamente impercorribile per le lavoratrici che, oltre a uno stipendio "normale se non modesto", hanno radici e famiglia vicine a quella che finora è sempre stata la sede della loro occupazione. Come insostenibile – anche a livello di costi – sarebbe la prospettiva di affrontare quotidianamente 300 km per raggiungere il nuovo posto di lavoro e rientrare a casa a fine turno.

"E’ ovvio che siamo di fronte a licenziamenti mascherati", è stata l’unanime condanna dell’operazione arrivata dai sindacalisti presenti all’incontro organizzato questa mattina, lunedì 11 marzo, presso la sede albese della Cgil, alla presenza di alcune delle operatrici coinvolte, per illustrare la situazione e fare il punto sulle iniziative di lotta che addette e sindacati intendono mettere in atto.

Il segretario generale della Cgil provinciale Davide Masera, il segretario provinciale della Slc Cgil Walter Biancotto, il referente della Fistel Csil Sergio De Salve e la Rsu Cgil Paola Bocconi hanno stigmatizzato "una scelta aziendale che va contro i principali della responsabilità d’impresa sempre evocata dalla stessa Confindustria" e che "equivale a trattare i lavoratori come merci", sottolineando poi il curioso dato di ipotetico trasferimento delle lavoratrici presso una società, la Comdata, che "proprio nella sua sede di Ivrea ha in corso una procedura di licenziamento per 200 persone, che infatti stanno lavorando da tempo con contratti di solidarietà".

"In questi due anni e mezzo sotto Koinè abbiamo proseguito a fare lo stesso identico lavoro presso la Giordano Vini, occupando gli stessi uffici, arrivandoci dagli stessi corridoi", ha proseguito Paola Bocconi, che denuncia poi come "la novità ci è stata comunicata con una lettera, senza nemmeno la decenza di dircelo in faccia, ed è deprimente vedere persone trattate in questo modo".

Di "confronti negati dalla Giordano" e di "decisione già presa da tempo" ha poi parlato Biancotto, che in proposito non vede "quali difficoltà ci sarebbero altrimenti a mantenere il lavoro negli attuali uffici di Valle Talloria, così come fatto da Koinè".

Il collega Giancarlo Tocchi, degli alimentaristi Flai Cgil, ha invece messo l’accento sulla "preoccupante e schizofrenica" serie di movimenti che negli ultimi anni avrebbero interessato gli organici Giordano: "Questa azienda – spiega, ricorrendo all’immagine di un "spezzatino al vino rosso" – nel 2014 aveva un totale di 450 dipendenti. Cinque anni dopo in Valle Talloria ce ne sono ancora 140. Ottantasette addette sono passate a Koiné e ora si vogliono mandare a Ivrea, mentre anche il polo logistico di Marene, coi suoi 80-100 addetti, è stato terziarizzato: nel 2016 alla Geodies, lo scorso anno nuovamente, questa volta a un’azienda della provincia di Cuneo. Nel mezzo, giugno 2017, abbiamo assistito a una procedura di licenziamento che ha interessato 39 dipendenti di vari uffici. Di questo passo non ci stupiremmo se un domani vedessimo un tentativo di mettere fuori dal perimetro aziendale anche i 35 lavoratori delle cantine".  

"A Giordano chiediamo di essere responsabile", è stato alla fine il loro appello, prima di annunciare che non intenderanno comunque stare a guardare rispetto a questa nuova fuoriuscita di lavoratori priva di giustificazioni che non siano di "togliersi un problema e guardare al massimo profitto possibile", come ribadito da Sergio De Salve.

"Chiederemo il sostegno delle istituzioni, a partire da quelle locali e dai sindaci in testa, e della cittadinanza", hanno ribadito prima di ricordare le tappe della mobilitazione prossima a partire.

Un primo incontro è in programma giovedì 14 marzo a Ivrea, presso la sede Comdata. Il giorno successivo, venerdì 15 marzo, i lavoratori si riuniranno in assemblea in Valle Talloria, con presidi previsti di fronte ai cancelli della Giordano dalle 10 alle 12, dalle 13 alle 15 e dalle 16 alle 18. Martedì 19 in agenda c’è un confronto con l’assessore regionale al Lavoro Pentenero.