Cronache

"Godeva nel vedere morire i suoi pazienti". Trent'anni all'infermiera killer

La donna è stata condannata per aver ucciso un paziente con un'iniezione di potassio. Ci sono anche altri 38 casi di morti sospetti

"Godeva nel vedere morire i pazienti". Trent'anni di carcere all'infermiera

E' stata giudicata colpevole l'infermiera killer di Ravenna, condannata a 30 anni, per omicidio volontario pluriaggravato. Si tratta della 48enne ex infermiera dell’Ausl Romagna Daniela Poggiali. Per uccidere il paziente - si legge sul Corriere della Sera - gli praticò un’iniezione di cloruro di potassio, sostanza che in piccole quantità è usata come medicinale ma che composta con altre viene impiegata in alcuni Stati per le esecuzioni capitali. Massimo Montanari, un novantacinquenne di Conselice, nel Ravennate, spirò la sera del 12 marzo 2014 all’ospedale «Umberto I» di Lugo dov’era stato ricoverato per un malore di poco conto, tanto che all’indomani sarebbe stato dimesso. Ma per quella morte sulle prime inattesa e inspiegabile.

Poggiali avrebbe dato seguito alla minaccia di morte a Montanari il 3 giugno 2009 quando andò dalla segretaria dell’anziano, al tempo datore di lavoro dell’ex compagno, per dare un certificato. «State attenti tu e Montanari a non capitarmi tra le mani» gridò l’infermiera. Non solo. Nelle carte della morte di Rosa Calderoni il gip scrive che "l’imputata, che delinque per autocompiacimento, trae piacere dalla mortificazione del prossimo, giungendo fino all’uccisione".