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Cronache
L’ignobile lista delle compagne portate a letto e il pudore stuprato

La LISTA DEI TROFEI NEL LICEO CHE NON C’E’ PIU’

Al Visconti, un affermato liceo classico romano, è spuntato nell’aula di una classe dell’ultimo anno un elenco dei maschi con affiancati i nomi delle compagne con cui dichiarano di avere dei rapporti sessuali. Molti adulti –insegnanti, Preside, una dirigente scolastica, i responsabili dell’Associazione “Una nessuna centomila” contro la violenza sulle donne- si sono detti preoccupati per la gravità di questa sconcertante ribalderia. Le ragazze indicate come prede non hanno reagito, altro sintomo allarmante.

Questa sorta di azione collettiva di vanteria delle proprie supposte prodezze e disprezzo per le partner lascia davvero perplessi. Dire che comporta una profonda mancanza di rispetto per le compagne, totale insincerità, e una fondamentale incomprensione del posto del sesso nei rapporti tra persone è giusto, ma è dir poco.

Vorrei avvicinarmi al tema partendo da un breve resoconto di come erano i rapporti tra ragazzi e ragazze nel mio liceo di tanti anni fa. Non c’erano molte occasioni di collaborare, parlare, conoscersi. Le ragazze, in grembiule nero, stavano segregate in una specie di loro spogliatoio, nel quale io mai in cinque anni misi piede, anche durante la ricreazione.

Il loro comportamento in classe era assolutamente impeccabile, ma anche alquanto incolore. Difficilmente ponevano domande, o esponevano idee loro. Forse un po’ del loro mondo interiore appariva dai temi, che il professore di italiano correggeva leggendoli e commentandoli uno per uno. Ma anche lì erano alquanto remissive e passive. Mai impegnate a difendere le loro formulazioni dalle critiche del professore come alcuni almeno dei maschi facevano a volte anche con accanimento.

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Anche l’educazione fisica veniva fatta separatamente. Neppure nelle gite scolastiche c’era grande occasione di parlarsi. A nessuno di noi sarebbe venuto in mente di “farsene” una. Erano piuttosto le barriere psicologiche con gli insegnanti che a volte nelle gite si attenuavano. Complessivamente potrei dire che con le mie compagne c’era assoluto rispetto, ma anche molta estraneità.

Già educate all’inespressività in famiglia, il liceo non era organizzato perché ci fosse conoscenza reciproca. Questo equilibrio inerziale fu rotto solo in un’occasione, quando arrivò una ragazza dalla grande città, Milano. Senza avere un forte accento milanese, aveva una parlata diversa dalla nostra, e dei modi molto aggraziati, per noi una novità inaudita e assoluta.

Ebbe con noi maschi un immediato successo. All’uscita da scuola soprattutto nei primi tempi un gruppetto di compagni l’accompagnava al Convento delle Canossiane dove alloggiava. Durante la camminata lei reggeva con disinvoltura la conversazione. Senza essere più preparata degli altri era in grado di trasformare le sue interrogazioni in vere conversazioni. Con uno di noi, al quale toccò come compagna di banco, ebbe troppo successo. Il povero Bellei si diede a sognarla in continuazione, smise di studiare, e fu bocciato.

E’ interessane che nessuno degli adulti che hanno preso atto della “lista dei trofei” ha manifestato preoccupazione perché si era creata tra allievi ed allieve una fitta rete di rapporti sessuali, ma per l’atteggiamento predatorio  derisorio e diffamatorio che i maschi hanno manifestato. Giustamente è intervenuta un’associazione contro la violenza sulle donne.

Tuttavia a mio avviso neppure queste considerazioni esauriscono il significato negativo dell’evento delle ragazze trasformate in trofei di caccia, che resta alquanto inspiegabile. Una classe di liceo, o comunque delle medie superiori, è una piccola nazione, una comunità essenziale nella trasmissione e formazione dei valori.

E’ la prima esperienza di vita associata ordinata a dei fini di civiltà e civili, attraverso la quale si raggiungerà un certo grado almeno di maturità. Lo si raggiungerà INSIEME, con i propri compagni, compagne  e insegnanti. Svalutando e disprezzando le compagne questi ragazzi hanno distrutto la comunità in cui vivono e impoverito prima di tutto se stessi. La loro classe del Visconti non esiste più.

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