Cronache
Le nuove tecnologie che non rispettano il lavoro dell’uomo
Meno disoccupati nel mondo ma molta precarietà
Oltre alla salute la paura dell’uomo in ogni latitudine è perdere il proprio posto di lavoro, sostituirlo con qualcosa d’altro di minor qualità e sicurezza e peggio finire in un limbo di precarietà assoluta.
E’ il sentimento che sembra prevalere nella gente dopo i lunghi anni dell’ultima crisi mondiale ed è quanto rileva uno degli ultimi studi dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT) che quest’anno celebra i suoi primi cento anni.
Meno disoccupazione, più precarietà.
Il quadro del mercato del lavoro a livello mondiale non si presenta attualmente confortante. Secondo l’Organizzazione Internazionale se è pur vero che la disoccupazione nel pianeta è diminuita (173 milioni di disoccupati pari al 5% della popolazione attiva) è altrettanto vero che la qualità dello stesso non è migliorata.
Al contrario decine di milioni di persone si trovano costrette ad accettare molto precarie. Il lavoro che può’ considerarsi ‘decente’ è molto scarso.
E’ sorprendente osservare che su 3300 milioni di impiegati ben 2000 milioni (circa il 61%) fanno parte di un’economia sommersa e per questo non hanno nessun diritto a riguardo la protezione sociale.
Circa 1100 milioni sono lavoratori indipendenti, i cosiddetti autonomi veri o falsi che nella maggioranza dei casi si inventano lavori di pura sopravvivenza. E questo nasce dalla mancanza di opportunità lavorative in settori normali.
Meno disoccupazione,più precarietà. Un giovane su cinque non lavora e non studia
Una persona su cinque minore di 25 anni non lavora e nemmeno studia e nemmeno riceve alcuna formazione.
In questa situazione quello che realmente si espande è il capitalismo di piattaforme che imbarca un numero crescente di settori produttivi.
Le piattaforme digitali stanno cambiando radicalmente l’organizzazione del lavoro tradizionale mettendo in discussione le regole pensate per altri modelli di produzione.
Con questa realtà sarebbe opportuno elaborare, anche per gli impiegati nei settori delle piattaforme tecnologiche, lo stesso elenco di diritti che attualmente tutelano quelli del mercato tradizionale.
Infatti molti coloro che lavorano nelle imprese tecnologiche non hanno alcun diritto se non quello di ricevere una info sul cellulare che conferma il lavoro o una info che glielo toglie senza alcun preavviso o motivazione.
Spesso buona parte delle piattaforme tecnologiche appaiono come realtà imprenditoriali senza lavoratori. Le società di capitale di rischio che investono in queste realtà amano, purtroppo, rischiare sulla tecnologia e non sul lavoro. Le esperienze di oggi insegna che questa sorte di capitalismo analogico vuole modernità e tecnologia e soprattutto intende rompere con gli schemi del passato che volevano, fra le altre cose, lavoratori tutelati.
E la riflessione finale che viene spontanea è che quando ci imbattiamo in prodotti o servizi molto bassi di prezzo dobbiamo pensare allo sfruttamento che c’è dietro la preparazione e l’invio di questo prodotto.
Spesso dietro ad un’avanzata tecnologia non c’è un altrettanto avanzata normativa di tutela dei lavoratori impegnati per questa nuova avanzata economia