Lia non può andare a scuola. Alcuni compagni non sono vaccinati
La storia di Lia ha a che fare con le vaccinazioni per i bambini, di cui tanto si sta parlando, sui giornali e sui social. Lia ha sei anni, abita a Greve in Chianti, piccolo comune vicino a Firenze, ed è iscritta in prima elementare. Solo che non può frequentare la scuola, perché è affetta da un'immunodeficienza che le impedisce di sottoporsi ai vaccini contro morbillo, varicella, parotite e rosolia. Troppo pericoloso per lei entrare in classe, visto che 8 dei suoi 18 compagni non sono stati vaccinati.
Se in tutta Italia, per effetto delle campagne anti-vaccini, il numero di bambini non immunizzati sta crescendo in maniera preoccupante, superando la soglia di sicurezza fissato dagli esperti al 5%, la percentuale nella classe di Lia è ben più alta della media nazionale. "Se tutti i bambini attorno a lei fossero vaccinati - dice la mamma della bimba - anche lei sarebbe al sicuro. Allora mi chiedo, e chiedo a tutti i genitori: non ha forse anche lei lo stesso diritto alla salute dei vostri figli?".
A due anni, Lia si è ammalata di una grave forma di mononucleosi che le ha provocato un'encefalite e l'ha messa in pericolo di vita. I medici dell'ospedale pediatrico Meyer l'hanno salvata: come conseguenze, oltre a una parziale sordità all'orecchio, Lia si porta dietro l'immunodeficienza che, in caso di contagio, potrebbe farle nuovamente rischiare la morte. I medici dicono che questa situazione dovrebbe regredire con la crescita, ma intanto la scuola rimane per lei off-limits.
Contattata dalla madre di Lia, la preside della scuola elementare Domenico Giuliotti ha alzato bandiera bianca, spiegando di non poter fare nulla per imporre ai genitori degli altri bambini di vaccinare i figli e consigliandole di far studiare la piccola a casa. I genitori di Lia, però, non ci stanno a condannarla a un'infanzia in isolamento: perciò, sentiti i dottori del Meyer, hanno deciso di ricoverarla per qualche giorno e di farle fare il richiamo delle vaccinazioni in dose ridotta, sperando che gli effetti collaterali non siano troppo pesanti per la bambina.