Cronache
Madonna di Trevignano, nuovo incontro. Affari si è infiltrato... Il racconto
Esclusivo/ Storia di una giornata particolare
La recita del Rosario finisce.
La veggente dopo un po’ cambia posto e tenta di leggere il nuovo messaggio mariano di quella che viene definita “la madonna della Collina”.
In lontananza si ode ancora Capresi che, arrampicato sul filo spinato, urla dando fondo ai suoi coloriti toscanismi.
Ed a questo punto avviene un intoppo imprevisto perché la signora Gisella si impalla su una parola che lei stessa ha scritto.
Momenti di panico. C’è un consulto con i consiglieri alla mistica che l’attorniano.
Gisella non riesce a leggere la sua scrittura. Mi viene da ridere ma mi trattengo per non essere beccato dalla vigilanza che sorveglia peggio che la Stasi il muro di Berlino e già mi teneva nel mirino perché non m’ero inginocchiato.
Poi il marito ha un guizzo geniale, di quelli che aveva Toninelli, e suggerisce la parola esatta: “ferocia”.
La veggente ci pensa, è imbarazzata, ma capisce che le conviene accettare anche se la consequenzialità logica del discorso c’azzecca poco e così continua.
Il nuovo messaggio mariano –come al solito- non brilla di ottimismo:
“La tribolazione sarà sempre più dura…questo è il tempo della preghiera. La strada che porta a Gesù è difficile ma riuscirete a superare tutte le insidie più feroci. Io sarò sempre con voi, non temete. Tante saranno le grazie che scenderanno su di voi».
Capresi, intanto, continua a urlare a favore di telecamere, ma non se lo fila nessuno, neppure i suoi che si sono rotti i cabasisi a causa del caldo e degli sputazzi che lo stesso Capresi lancia nella concitazione a destra e a manca. Meno male che ci sono gli ombrelli per ripararsi.
Il messaggio è breve, la delusione, almeno per me, è tanta.
Gli epigoni di Gioacchino da Fiore non mantengono le promesse. Tutto qui?
Gisella poi legge un messaggio in cui ringrazia il vescovo per l’istituzione della commissione di indagine.
Ramoscello di pace al Vaticano che la vuole fare fuori, ma non conosce i gesuiti. Io sì perché ci sono andato a scuola.
Il raduno è finito.
Ma c’è tempo, fortunatamente, per un extra.
Ricominciano le urla in zona Capresi mentre i fedeli sono in fila per il “saluto” alla veggente.
C’è un tizio slungagnone che litiga animatamente. Il giornalista lo eccita per farlo parlare e ci riesce benissimo. Mi avvicino.
Dice che in fila ci sono donne con tatuaggi a suo dire diabolici e poi c’è un’altra con un vestito di un colore che non gli piace. Un colore che è un segno di riconoscimento di qualcosa.