Cronache
Maturità 2019 seconda prova: ecco Tacito e Plutarco. L'analisi
Maturità al Classico si lavora su due testi e due lingue, latino e greco, ma gli studenti sono chiamati a tradurre solo un brano, quest’anno quello dal latino
Maturità. Seconda prova, diversa per ciascun indirizzo di scuola secondaria superiore, la più temuta e la più cambiata rispetto al passato: al Classico si lavora su due testi e due lingue, latino e greco, ma gli studenti sono chiamati a tradurre solo un brano, quest’anno quello dal latino. L’idea di accostare i due testi indirizza a una visione globale del mondo classico, dove analogie e differenze tra le due culture e le due lingue servono a raggiungere una maggiore comprensione reciproca. Non si tratta di un cambiamento improvviso, ma dell’esito di una riflessione che procede da anni, non senza polemiche, nel Liceo Classico. Se la prova di traduzione si presentava prima come un esercizio logico e linguistico, apparentemente slegato dal contesto storico-letterario, ora essa si inserisce in una cornice esplicita di significato. I due brani scelti sono collegati da un tema comune e vengono entrambi introdotti e contestualizzati nella traccia ministeriale: di uno, quest’anno del greco, si offre una traduzione italiana, dell’altro si presenta la traduzione delle righe che precedono e che seguono il testo in latino. Il candidato dovrà dunque tradurre le righe in latino e rispondere a domande che riguardano entrambi i brani.
Gli autori di oggi sono Tacito e Plutarco (entrambi vissuti tra il I e il II secolo d.C.) e i testi proposti raccontano lo stesso episodio, che vede “la fine di Galba”, ovvero la congiura con cui prende il potere Otone, in quell’anno travagliato e confuso, il 69, in cui si succedettero ben quattro imperatori (Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano) dopo la morte di Nerone. Tacito, autore delle Historiae da cui è tratto il brano e dei più famosi Annales, è il campione della storiografia romana di età imperiale, mentre Plutarco è l’autore delle Vite parallele, dove protagonisti del mondo greco e romano sono posti a confronto, nell’incontro programmatico tra le due culture.
La prima domanda della prova guida gli studenti nella comprensione, indirizzandoli anzitutto a prestare cura ai dettagli, che non mancano in questi passi, quali segni di un’atmosfera più globale, come l’esiguo numero dei congiurati della prima ora, che in Plutarco fa pensare che Otone sia manovrato da altri, come intuiamo da pensieri e sentimenti di cui l’autore ci rende partecipi: Otone “si spaventò” e “i presenti non permisero che tornasse indietro”, mentre è appena menzionato da Tacito. Questi descrive Otone sì paucitate salutantium trepidum (“timoroso per lo scarso numero dei suoi seguaci”), ma anche determinato nel seguire la sua strategia per ottenere il potere.
Le Historiae di Tacito affrontano un periodo (69-96) dapprima sconvolto dalle guerre civili e concluso poi dalla tirannide di Domiziano: il testo, scritto trent’anni dopo gli eventi narrati, quando si vedeva un nuovo rapido passaggio da Nerva a Traiano e l’inizio del principato per adozione, presenta una prosa drammatica e un ritmo veloce e incalzante. La seconda domanda che accompagna la prova punta l’attenzione proprio su tale aspetto, chiedendo di ricercare nel testo di Tacito le tracce del suo stile e anzitutto il segno della sua celebre brevitas, la capacità di condensare in rapidi passaggi e in forti ellissi la drammaticità della storia. La brevitas è richiesta, in senso lato, anche agli studenti perché a loro disposizione sono solo 10-12 righe al massimo di foglio protocollo (o in alternativa un commento unico di 30-36 righe al massimo) per rispondere a ciascuna domanda.
Con la terza domanda si apre il quesito più ampio e si rivela forse l’orientamento alla base della scelta di questi autori, più che dei loro testi, che, nello specifico, meno si prestano al confronto: come nella prima prova di italiano di ieri, infatti, si torna a suggerire una riflessione sulla storia, chiedendo di distinguerla dalla biografia. Non per istituire semplicistiche gerarchie di valore, ma anzitutto perché i due autori presentati, Tacito e Plutarco, ne sono in generale esempi paradigmatici: le differenze tra i due generi intercettano un livello tematico, come anche linguistico e stilistico, e rivelano la capacità dello storiografo Tacito di penetrare criticamente nelle dinamiche della storia per scorgerne la tragicità e al contempo le trame politiche laddove nel biografo Plutarco il centro di interesse è il personaggio, la sua vita, indagata, con chiaro intento etico e pedagogico, nelle sue scelte e azioni.
Annalisa Ghisalberti