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Medici e infermieri nel mirino, crescono le aggressioni. Censis: “Ospedali da santuari del bene a luoghi di paura”
La giornata nazionale contro le aggressioni. Le soluzioni delle categorie: “Basta campagne contro la Sanità”


Medici e infermieri aggrediti, Censis: “Ospedali da santuari del bene a luoghi di paura”
Numeri da vero brivido: nel 2024 per ben 18213 volte medici, infermieri e operatori sanitari sono stati oggetto di aggressione da parenti di pazienti o pazienti fuori di testa. Lo rivela il Censis in occasione della Giornata nazionale di eduzione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari, tracciamo un quadro a tinte fosche che analizza il fenomeno e le sue origini.
"Il medico capro espiatorio di malfunzionamenti della Sanità"
Secondo il Censis, “all’indispensabile pugno di ferro contro i violenti va affiancata l’individuazione delle cause strutturali delle violenze. Perché troppo spesso il medico diventa il capro espiatorio di malfunzionamenti sistemici della sanità? Perché in troppi casi i luoghi della sanità da santuari inviolabili del bene si trasformano in luoghi di frustrazione e rabbia per i cittadini e in luoghi della paura per i medici? Se le cause delle difficoltà del Servizio sanitario hanno origini almeno ventennali, estirpare le violenze richiede risposte immediate ed efficaci”.
Infermieri e operatori sanitari al lavoro con la paura
E se i medici più a contatto con i pazienti hanno il timore di reazioni violente, gli infermieri hanno paura. I primi hanno deciso attraverso il sindacato Ananao Assomed di parlare ai cittadini, con un volantino affisso negli ospedali. Spiega il segretario nazionale, Pierino Di Silvio: “Vogliamo rivolgerci a chi insieme a noi vive disagio e preoccupazione dovuti non solo alla malattia ma anche alle difficili condizioni in cui lavoriamo che troppo spesso generano reazioni violente”.
Per Giovanni Migliore, Federazione italiana aziende sanitarie ospedaliere, Fioaso, “Denunciare i malanni del Ssn è essenziale, ma rischia di generare un effetto boomerang di sfiducia. Un racconto continuo di un Servizio sanitario in crisi perenne, a corto di risorse, esaspera gli animi di chi lavora e di chi ha bisogno di cure. Se la narrazione si concentra solo sulle criticità, si rischia di alimentare sfiducia e ostilità. Eppure, nonostante le difficoltà, la sanità pubblica garantisce assistenza di qualità e raggiunge risultati straordinari, anche nei contesti più complessi".
I target preferiti dai violenti, gli infermieri
Marco Ceccarelli, Segretario Nazionale del Coina, Sindacato delle Professioni Sanitarie, rinnova l’allarme sull’escalation di aggressioni che colpisce il personale sanitario in Italia, con numeri mai visti prima, mai registrati nell’ultimo decennio. Un fenomeno drammatico che non può più essere ignorato e che richiede azioni concrete e urgenti, non soluzioni palliative che non affrontano le cause strutturali del problema”.
La soluzione? “Gli ospedali, e in particolare i pronto soccorsi, sono al collasso. L’unica strada percorribile per evitare i tempi biblici e le condizioni di esasperazione che portano alla violenza da parte della collettività è il rilancio della sanità territoriale”.
Nursing UP: "La vera emergenza è la politica fallimentare della Sanità
Anche il Nursing Up denuncia il pericolo, Antonio De Palma: “Serve una riforma strutturale che guardi al futuro e rispetti davvero chi lavora nel sistema sanitario. La violenza contro gli operatori sanitari è un’emergenza reale, ma la vera emergenza è una politica sanitaria fallimentare che, da troppo tempo, ha voltato le spalle ai suoi professionisti”. E aggiunge: “Secondo un approfondito report condotto dall’Università La Sapienza, il 51% dei professionisti sanitari subisce almeno un'aggressione in carriera. In soli due anni, tra il 2023 e il 2024, si sono registrati circa 260mila episodi di violenza solo tra gli infermieri, colpite in particolare le donne (nel 75% dei casi). Sul totale dei professionisti sanitari, gli infermieri risultano i più esposti, con un’incidenza del 76,6%. L’area più critica è diventata psichiatria (36,2%) che ha superato addirittura il pronto soccorso (33,4%). Un caso su 5 è perpetrato da pazienti affetti da disturbi psichici o dipendenze”.
La Croce Rossa e il report sulle aggressioni in ambulanza
In campo anche la Croce Rossa che ha redatto un dossier a cura dell'Osservatorio sulle aggressioni agli operatori Cri: “Il 67,08% delle aggressioni a danno del personale sanitario e sociosanitario della CRI è avvenuto durante l’attività di trasporto in ambulanza (TSSA). Vittima e aggressore nella maggior parte dei casi sono uomini (69,06 e 69,80%). In circa la metà degli episodi segnalati (47,26%) l’aggressore è un utente. Per quanto riguarda il tipo di violenza esercitata, nel 53,94% dei casi è stata di tipo verbale mentre nel 46,06% fisica. In occasione di queste ultime (aggressioni fisiche), nel 76,25% dei casi si sono verificati danni a persone”.