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Cronache
Delitto di Perugia, Amanda Knox condannata a 3 anni per calunnia: incastrata dal suo memoriale
Amanda knox -

Amanda Knox è stata condannata a tre anni per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba. Il motivo? Il contenuto del suo memoriale sul delitto di Perugia

La Corte d'assise d'appello di Firenze ha condannato a tre anni di reclusione Amanda Knox per calunnia. L'americana era stata accusata (e, infine, assolta) di essere coinvolta nel tristemente noto delitto di Perugia in cui perse la vita Meredith Kercher, ragazza inglese appena 20enne in Italia con il progetto Erasmus. Per questo fatto ha scontato 4 anni di carcere per poi venire rilasciata da innocente. Le sue vicende giudiziarie, però, non si sono ancora concluse perché per i giudici fiorentini Knox avrebbe incolpato un uomo innocente di aver ucciso Kercher pur essendo consapevole della sua non colpevolezza. Si tratta di Patrick Lumumba, coinvolto senza alcun motivo nel delitto di Perugia. A provare tutto ciò è il memoriale scritto dalla stessa Knox e definito, nelle motivazioni della sentenza, un vero e proprio "atto di accusa" nei confronti dell'uomo. 

Le motivazioni della sentenza: l'urlo straziante di Meredith

L'Ansa riporta i passaggi della motivazione della sentenza di condanna per calunnia di oggi, venerdì 9 agosto, in cui viene citato il memoriale scritto "spontaneamente e liberamente" da Knox il 6 novembre 2007, appena dopo essere stata fermata per l'omicidio di Meredith Kercher. In quelle pagine, la donna chiamava in causa un certo Patrick Lumumba che, in seguito, risultò essere completamente estraneo alla morte della giovane inglese. Ma i giudici della Corte di Firenze sostengono che il memoriale di Knox sia "un atto di accusa nei confronti di Diye Lumumba", e che Amanda "era perfettamente consapevole dell'innocenza" dell'uomo perché lei "si trovava all'interno della casa al momento dell'omicidio e quindi ben sapeva che lì lui non c'era". La conferma della presenza di Knox sul luogo del delitto è quell'"urlo straziante" lanciato da Meredith che Amanda si ricorda bene (perché lo cita nel memoriale) e "che nel suo racconto le imponeva di portarsi le mani alle orecchie e di rannicchiarsi in cucina nel tentativo di non sentirlo è un fatto realmente accaduto".

Sempre secondo i giudici fiorentini, Amanda Knox accusò il ragazzo dell'omicidio "per uscire dalla scomoda situazione in cui si trovava, accusando un innocente per porre termine alle indagini, reputandosi in una posizione delicata e non potendo prevederne l'esito". Secondo i giudici Knox era "l'unica delle coinquiline di Meredith Kercher presente a Perugia la sera dei fatti e con la disponibilità della chiave d'accesso all'abitazione nella quale è avvenuto l'omicidio". Inoltre, nella motivazione si legge che l'americana non ha mai chiarito il perché abbia accusato Lumumba, cosa che "segna una netta divaricazione dal comportamento volto alla collaborazione con gli investigatori, più volte rappresentato dalla difesa e dalla stessa imputata". 

Le vicende giudiziarie che hanno portato a questa condanna

Amanda Knox è stata accusata di calunnia nei confronti di Patrick Lumumba (che passò 14 giorni in carcere), fino al 2015 quando lei e l'altro protagonista della vicenda, Raffaele Sollecito, sono stati assolti in terzo e ultimo grado di giudizio. La difesa dell'americana si era poi rivolta alla Corte europea dei diritti dell'uomo (Corte Edu) per porre rimedio ad alcune violazioni come l'assenza di un interprete durante gli interrogatori di Knox. Così la condanna per calunnia è stata annullata rimettendo gli atti alla Corte d'assise d'appello di Firenze. Come riporta sempre Ansa, questa aveva il compito di valutare se il memoriale "contenesse dichiarazioni accusatorie nei confronti di Lumumba formulate nella consapevolezza della sua innocenza e tali da sostenere il giudizio di colpevolezza". Ha, infatti, ritenuto che quel testo "non poteva dirsi compromesso dalle violazioni ritenute dalla Corte Edu".

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