Cronache

Migranti, accuse alle Ong: "Restituivano le barche agli scafisti"

E sui migranti Matteo Renzi insiste: "Aiutiamoli a casa loro"

Migranti, le carte dell'inchiesta sulle Ong: "Barche restituite agli scafisti"

Importante per l'inchiesta su Ong e migranti la missione di un poliziotto dello Sco, infiltrato per 40 giorni a bordo della Vos Hestia, la nave di Save the Children. L'agente racconta al Corriere della Sera: "All’alba la Vos Hestia e la Iuventa si incrociano in alto mare. Pochi minuti dopo si avvicina un barchino dei trafficanti. Rimane a pochi metri da Iuventa, gli uomini parlano con i volontari. Arriva un altro barchino che scorta un gommone carico di migranti". L’infiltrato riesce a filmare ogni passaggio. "Ho tutto, comprese le immagini dei barchini restituiti ai trafficanti e riportati in Libia".

Iuventa: il giallo della chat su WhatsApp

Secondo quanto riporta Repubblica, i componenti della ditta di security che opera a bordo della Vos Hestia, la nave di Save the Children, parlano intercettati del modus operandi della nave tedesca Iuventa. Parlano di una sorta di chat di WhatsApp tra i team leader delle navi umanitarie su cui arriverebbero le segnalazioni dei barconi da soccorrere. "Loro vogliono sapere se hanno contatti diretti e il guadagno che hanno facendo questa cosa qua", "Io gli ho detto: c'era una community, una chat, una cosa del genere... so che c'era però a me non mi hanno mai permesso neanche di vedere chi ne facesse parte... non ho mai visto il comandante vedere quella chat, so che ce l'aveva e arrivava sul telefono dei team leader di Save the Children".

Migranti, Save the Children: "Testimoni caso Iuventa non sono volontari"

Rispetto alle indiscrezioni di stampa relative all’inchiesta che ha portato al sequestro della nave 'Iuventa' della Ong 'Jugend Rettet', Save the Children precisa che le persone indicate nominalmente da alcuni media come testimoni dei fatti non fanno parte del personale umanitario dell’organizzazione a bordo della nave 'Vos Hestia'. Sono invece componenti del personale di sicurezza che fanno parte della società che collabora con l’armatore dal quale è stata noleggiata l’imbarcazione e che da esso è stata segnalata. Save the Children fa sapere che non può corroborare alcuna altra informazione, che ha appreso soltanto dai media, ma conferma la propria fiducia nella magistratura per il più rapido chiarimento della situazione, nell’interesse delle missioni umanitarie di ricerca e salvataggio.

Libia: ambasciatore a Tripoli,Haftar non ferma nostra missione

"Le parole di Haftar non fermano la missione italiana in Libia gia' concordata con le legittime autorita' libiche che fanno capo al Consiglio presidenziale". Lo ha assicurato l'ambasciatore italiano a Tripoli, Giuseppe Perrone, dopo che il generale Haftar ha minacciato di bombardare le navi italiane. Intervistato dal Corriere della Sera, Perrone ha tenuto a sottolineare che l'Italia e' interessata a "operare d'intesa con tutti i libici se e' possibile, e ovviamente con il generale Haftar. Quindi cercheremo il contatto anche con lui e faremo in modo di spiegare gli obiettivi di una missione che non e' militare, ma di assistenza alle autorita' libiche affinche' possano esercitare la loro sovranita' in tutto il territorio del Paese. Lo stiamo spiegando a tutte le autorita'. E' una missione che serve a rafforzare la sovranita' libica, non a indebolirla". Perrone ha poi rivelato di aver incontrato Haftar l'ultima volta ad aprile e successivamente di averci parlato al telefono. Quindi aggiunge: "In una situazione di frammentazione e conflitto interno le voci contro la missione italiana attirano piu' attenzione. Pero' qui c'e' una forte domanda di sostegno verso un Paese amico, l'unico con una sua presenza in Libia, per la lotta alla criminalita'. Ci aspettavamo risposte ostili da gruppi che per ragioni diverse, non tutte legate al crimine, hanno interesse a contrastare la nostra cooperazione con gli organismi di sicurezza libici addetti alle frontiere". Quanto ai rapporti con i francesi, l'ambasciatore italiano tiene a rimarcare che "noi lavoriamo per raggiungere obiettivi condivisi: stabilita' e riconciliazione nazionale. La Francia ha portato a Parigi due dei protagonisti piu' importanti, Sarraj e Haftar. Si erano gia' visti ad Abu Dhabi. A Parigi si sono messi d'accordo su alcuni principi, adesso vanno tradotti in risultati concreti. L'Italia continuera' a fare la sua parte". Perrone risponde, inine, a Said Gheddafi, figlio del colonnello, secondo il quale 'l'Italia ha nostalgia del colonialismo fascista': "Penso - dice Perrone - che abbia ben altre questioni da cui difendersi, penso ai processi, alla Corte penale internazionale". (AGI) Mot 040739 AGO 17 NNNN

Matteo Renzi, numero chiuso e 'aiutarli a casa loro' 

Il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha la ricetta per affrontare l'emergenza Migranti. In un'intervista al Quotidiano nazionale, l'ex premier parla di una strategia in tre punti che durera' vent'anni: "Primo, aiutarli davvero a casa loro, che significa, come abbiamo fatto, aumentare gli investimenti alla cooperazione internazionale; secondo, lo Ius soli; terzo, il numero chiuso sulla base della capacita' di integrazione. Come con la legge Napolitano-Turco. E quelli che non possono stare da noi devono essere presi dall'Europa, altrimenti smettiamo di trasferire soldi ai Paesi che non accettano le quote". Renzi ha anche intenzione di lanciare una battaglia nei confronti dell'Ue. La Sicilia, ha detto, "accoglie migliaia di Migranti mentre l'Europa si volta dall'altra parte e consente ad alcuni Paesi di essere paradisi fiscali. Facciamo una battaglia: l'Italia chieda per la Sicilia e per i territori piu' provati un regime di fiscalita' agevolata".