Cronache
Nepal, allarme dell'Onu: "A rischio gli aiuti"

È sempre più grave l'emergenza in Nepal, anche se la speranza di trovare persone ancora in vita non è del tutto spenta. Oggi, dopo otto giorni dal violento sisma che ha devastato il Paese, tre persone sono state estratte vive dalle macerie grazie a polizia ed esercito nel distretto di Sindhupalchowk, a nordest della capitale Katmandu. Al momento non sono disponibili altri dettagli. Ieri, intanto, un nepalese di età 'superiore' ai 100 anni è stato salvato da sotto le macerie della sua casa. Lo riferisce il portavoce del ministro dell'Interno, Laxmi Prasad Dhakal. Fanchu Ghale, questo il nome dell'anziano, è stato recuperato ieri da una squadra di salvataggio della polizia sotto i resti della sua casa a Kimtang-8, nel distretto di Nuwakot a nord di Katmandu. "Nonostante vari media abbiano speculato sulla sua età, l'unica cosa che possiamo dire è che supera i 100 anni, ma non conosciamo l'età precisa", ha detto il portavoce, aggiungendo che l'uomo è stato trasferito in elicottero nell'ospedale più vicino. Secondo quanto fonti dei servizi di salvataggio hanno riferito al giornale locale Kantipur, le condizioni di salute dell'anziano erano apparentemente buone, tranne qualche piccolo taglio alle labbra. Ieri il portavoce del ministero dell'Interno aveva detto che esistevano "scarse possibilità di trovare qualcuno vivo" sotto le macerie, aggiungendo tuttavia che questo non avrebbe impedito alle squadre di salvataggio di proseguire le ricerche. Questo nuovo miracolo si unisce ad altri ritrovamenti avvenuti negli ultimi giorni. Fino a ieri l'ultima persona salvata sotto le macerie era stata una 24enne, estratta viva dai resti di un edificio di Katmandu la sera di giovedì dalle squadre di Nepal, Israele e Norvegia. Sempre giovedì un 15enne, Pemba Lama, era stato salvato dopo essere rimasto 120 ore sotto le macerie di un edificio di sette piani nella zona di Gongabu.
Le autorità dell'aeroporto internazionale Tribhuvan (Tia) di Kathmandu hanno imposto una restrizione all'atterraggio di aerei da trasporto pesanti con carichi di aiuti umanitari, a causa di allarmanti crepe apparse sull'unica pista dello scalo, costruita 50 anni fa. Lo scrive oggi il quotidiano Kantipur. La restrizione, si legge in un comunicato del Tia, riguarda solo gli aerei cargo mentre i collegamenti passeggeri internazionali previsti potranno essere realizzati con qualunque tipo di aereo. In base alla restrizione, in pratica non sarà autorizzato l'atterraggio di velivoli di peso superiore alle 196 tonnellate. Nei confronti della misura, aggiunge il giornale, hanno già fatto ricorso alcuni Paesi, come gli Stati Uniti e il Canada, che ne hanno chiesto "l'immediata revoca". Ma responsabili aeroportuali nepalesi hanno detto che dal 25 aprile, giorno del terremoto, sono apparse sull'asfalto tre grosse crepe a causa della grande quantità di velivoli pesanti atterrati. "Se non ponevamo in atto questa limitazione - ha assicurato un responsabile - c'era il rischio concreto di dover chiudere tutto il traffico nell'aeroporto".
Ritardi anche alla dogana. L'Onu ha chiesto al governo del Nepal di sospendere i controlli di dogana che stanno bloccando le consegne degli aiuti umanitari ai superstiti. Il capo delle operazioni umanitarie, Valerie Amos, ha detto che il Nepal ha il dovere di garantire un accesso più veloce agli aiuti. Sono infatti moltissimi gli abitanti del Nepal che ancora non hanno ricevuto aiuti che si stanno ammassando nell'aeroporto di Kathmandu. Il rappresentante dell'Onu nel Paese, Jamie McGoldrick, ha detto che il governo nepalese "non dovrebbe applicare i controlli di dogana" normalmente applicati. Sono oltre settemila le vittime accertate (7.240 morti e 14.122 feriti), con le autorità che hanno escluso la possibilità di trovare altri sopravvissuti. Nel sisma sono andati distrutti almeno 14 edifici storici, 12 dei quali erano nella lista del patrimonio Unesco.
Bilancio molto più grave. Il bilancio definitivo in vittime umane sarà "molto più alto" di quello attuale, ha riferito dal ministro delle Finanze nepalese, a mano a mano che i soccorritori raggiungno le regioni rimaste finora isolate. "Ci sono ancora villaggi che sappiamo essere stati rasi al suolo e che non siamo ancora riusciti a raggiungere. Le scosse di assestamento non sono finite e ci aspettiamo che il numero finale delle vittime salirà di molto", ha detto Sharan Mahat. Secondo l'ultimo bilancio fornito dalle autorità locali le vittime del sisma del 25 aprile sono 7.040, mentre altre 14.000 persone sono rimaste ferite. I soccorritori hanno recuperato oggi una cinquantina di corpi, fra cui quelli di sei turisti stranieri, in una regione molto frequentata dai trekking in Nepal, nel distretto di Rasuwa. "Abbiamo ritrovato 51 corpi nella zona di Langtang, fra i quali quelli di sei turisti. Riteniamo che siano un centinaio gli stranieri ancora dispersi in questa zona", ha dichiarato un soccorritore. "Al momento la priorità è quella di evacuare i sopravvissuti. Ne abbiamo soccorsi circa 350, di cui metà turisti e metà guide", ha aggiunto. Finora in tutto il paese sono stati identificati i corpi di 54 stranieri tra le vittime del sisma, ha specificato il responsabile del turismo, Tulsi Gautam. Secondo gli inviati europei ancora un migliaio di cittadini europei sono ancora irreperibili.