Cronache

Ponte Genova, no a demolizione per amianto. Ma il fiume sotto ne ha di più

Antonio Amorosi

Tempi più lunghi e costi più alti per rimettere in piedi il ponte Morandi. L’amianto nella pila 8 crea un imprevisto ma nel fiume l’amianto...

Il fiume Polcevera che scorre sotto il ponte Morandi di Genova, crollato alcuni mesi fa, ha un affluente, Rio Verde che scorre tra rocce di serpentinite. La serpentinite contiene uno degli amianti più estratti, il crisotilo. Il colore verde dell’affluente del Polcereva è proprio determinato dal colore del minerale che contiene asbesto, cioè amianto. Lo stesso minerale, il crisolito, è stato trovato fra il 25 febbraio e il primo marzo da Arpal, l’agenzia per la protezione ambientale della Liguria, nei carotaggi del calcestruzzo del ponte Morandi. L’Arpal in 6 rilevamenti su 24 effettuati ha rilevato il crisotilo nella pila 8 del ponte e in una quantità inferiore a 120 milligrammi per chilo. Come sia finito nella pila non è chiaro ma il dato resta.

Stessa considerazione va fatta sul contesto del Polcevera e del Rio Verde e sulla serpentinite presente.

Della vicenda ha parlato pochi giorni fa sul suo blog il ben informato giornalista di guerra Lorenzo Bianchi, in un approfondimento sulla ricostruzione del ponte Morandi di Genova e la demolizione della pila 8. 

 

Intanto, visti i ritrovamenti l’ipotesi di far saltare la pila è stata bloccata. A confermare la situazione di “stand by” sopraggiunta, è stato anche Gabriele Mercurio (Asl3), portavoce della commissione esplosivi, al termine di un vertice di Prefettura, riporta l’Ansa. Sono “necessari approfondimenti” ha detto Mercurio, aggiungendo: “attendiamo che sia valutata sotto il profilo sanitario e ambientale la compatibilità di utilizzo degli esplosivi rispetto alla presenza di amianto” per verificare “se l’ esplosione possa determinare o meno problematiche di natura sanitaria o ambientale”.

Subito dopo queste parole è tramontata definitivamente l’ipotesi di utilizzo dell’esplosivo per demolire la pila 8 che sarà smontata in modo meccanico. L’operazione sarà accompagnata da interventi in cui verrà utilizzata acqua nebulizzata per controllare la dispersione di polveri (e le fibre di amianto naturale, ancorché sotto soglia) che si sprigioneranno nell’ambiente durante i lavori.

 

Secondo il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione Marco Bucci lo smontaggio potrebbe risultare però “più semplice” dell’esplosione prevista. Ma non sembrano comunque esistere alternative alla dinamite per le pile 10 e 11 sul versante est del ponte.

 

La demolizione della pila 8, alta 45 metri, metà delle pile 10 e 11, doveva essere “la prova generale per la distruzione delle altre due. In ogni caso sono stati spesi inutilmente 150.000 euro (e un mese di tempo) per le opere preparatorie della deflagrazione che si è deciso di non fare”, racconta Bianchi. 

 

Il quadro però, ora cambiato radicalmente, cancella anche la possibilità di usare le macerie del ponte per la ricostruzione (dovranno, vista al presenza di amianto, seguire un iter di smaltimento complesso e costoso) allungando i tempi di realizzazione degli interventi.

 

La previsione di spesa di 19 miliardi, indicata dal piano approvato da Bucci, ora appare sottodimensionata. Così come risulta ottimistica la previsione che il nuovo ponte possa essere consegnato entro la fine del 2019 o nella primavera del 2020. Si allungano così i tempi.

 

Intanto sale a una sessantina il numero complessivo delle persone coinvolte a vario titolo nelle responsabilità del crollo. Le ipotesi di reato vanno dall’omicidio colposo e stradale, al disastro e attentato alla sicurezza dei trasporti.