Cronache

Ponte Morandi, perizia: “Cavi corrosi e ultime misure efficaci 25 anni fa"

«Le percentuali di corrosione riportate confermano in realtà chela capacità portante degli stralli era ampiamente garantita»

«Molti fili completamente corrosi prima della rottura», parti del ponte fondamentali, soggette a infiltrazioni d'acqua, che ne hanno ammalorato l'anima in metallo, interventi di manutenzione significativi che però rimontano solo a 25 anni fa, cioè quando il Ponte Morandi era ancora gestito dallo Stato.

Ieri i tre periti incaricati dal gip Angela Maria Nutini hanno depositato la loro perizia per l’incidente probatorio. 72 pagine predisposte dagli ingegneri Gianpaolo Rosati, Massimo Losa e Renzo Valentini. È quanto è stato prodotto a seguito di mesi di sopralluoghi tra Genova e Zurigo, di analisi compiute da università italiane e da esperti svizzeri. E di esami delle parti del ponte rimaste in piedi in particolare lo stato di salute del reperto 132, il punto di connessione fra lo strallo e l'antenna della pila 9, che secondo gli esperti avrebbe ceduto per primo: nei trefoli, si legge, c'è «uno stato corrosivo di tipo generalizzato di lungo periodo, dovuto alla presenza di umidità di acqua e contemporanea presenza di elementi aggressivi come solfuri, derivanti dello zolfo, e cloruri».

Nel dossier sono esaminate anche alcune debolezze nella realizzazione del ponte. Parte di queste fragilità erano già state segnalate dallo stesso progettista, Riccardo Morandi, all'inizio degli anni Ottanta.

L'inchiesta vede indagate 71 persone, insieme alle due società Autostrade e Spea. I reati, a vario titolo, sono di omicidio colposo, omicidio stradale colposo, disastro colposo, attentato alla sicurezza del trasporti e falso.

Secondo Autostrade le percentuali di corrosione riportate nella tabella della perizia depositata oggi al Gip a Genova sul crollo del ponte Morandi "confermano in realtà che la capacità portante degli stralli era ampiamente garantita, come hanno dimostrato anche i risultati delle analisi compiute dal laboratorio EMPA di Zurigo e dall’Università di Pisa. Quindi, l’eventuale presenza di una percentuale ridottissima di trefoli corrosi fino al 100% non può in alcun modo aver avuto effetti sulla tenuta complessiva del ponte". Lo dicono esperti Aspi, come riporta una nota di Autostrade in cui è anche detto come gli stessi esperti evidenzino che "tutte le ipotesi sul crollo del ponte o le presunte "prove regine", emerse nel corso degli ultimi mesi, non abbiano trovato finora nessuna corrispondenza oggettiva nelle analisi e nelle evidenze disponibili, finendo via via per essere smentite dai dati oggettivi". Infine Autostrade non manca di sottolineare che "anche questa relazione dei periti del Gip, nonostante evidenzi difetti costruttivi e condizioni di degrado compatibili con l'età dell'opera, viene letta in queste ore enfatizzando solo alcuni aspetti di degrado che non possono avere alcun nesso causale con il crollo del ponte"