Cronache
Quando Giacomo Mancini ordinò la vaccinazione dei bimbi che debellò la poliomielite
Politica e Sanità. Il ricordo, per Affaritaliani.it, di un vecchio giornalista dell‘“Avanti !”, Giannelli
Politica e Sanità. Il ricordo, per Affaritaliani.it, di un vecchio giornalista dell‘“Avanti !”, Giannelli. Quando il ministro Giacomo Mancini (oggi l’anniversario dell’addio) non narrò, ma ordinò la vaccinazione dei bimbi, con il siero di Sabin, che debellò la poliomielite in Italia.
La vaccinazione antipolio “sbagliata”, fatta con iniezione (metodo Salk), durò per più di due anni. E altri anni sarebbero passati, se il 4 dicembre 1963 - quindi, tre anni dopo il mio articolo, sull’ “Avanti !”, sul fallimento della vaccinazione - non fosse stato costituito il primo governo Moro-Nenni a partecipazione socialista.
La prima pagina dell'Avanti!” fece il titolo, su tutte le nove colonne, deciso da Nenni : "Da oggi, siamo tutti più liberi !", mentre i comunisti inventavano la scissione del PSIUP (Vecchietti, Basso e Foa) per indebolire il PSI, di fronte al tentativo trasformista della DC.
Il caso volle che a uno dei socialisti più duri e intransigenti, Giacomo Mancini (1916-2002), molto vicino a Nenni, venisse affidato il ministero della Sanità. Oggi, 8 aprile, ricorre l’anniversario della scomparsa dello statista calabrese, che fu anche ministro dei Lavori Pubblici, realizzò l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, in 8 anni, segretario del PSI dal 1970 al ‘72 e Sindaco della sua città, Cosenza.
Subito, al giuramento al Quirinale, Mancini mi chiamò in disparte e mi ricordò che ero stato l'autore del colpo giornalistico - primo e unico in Italia - sul fallimento della vaccinazione antipolio.
“Domattina, ti aspetto al ministero. Mi sarai utile”, concluse.
Mi recai all'appuntamento, mentre il nuovo ministro convocava tutti i medici provinciali d'Italia, nella sede del Consiglio superiore della sanità.
Quel giorno, nel salone colmo di tutti i massimi dirigenti della salute pubblica, Mancini disse, chiaro e tondo, che "da domattina si comincia con la vaccinazione di Albert Sabin". Grande sorpresa, qualcuno obiettò e pose difficoltà.
“Ma qual è il problema ?”, domandò il ministro. “La conservazione, non abbiamo i congelatori”, fu la risposta.
"Comprate dieci, cento frigoriferi da famiglia, e non rompete più i coglioni !". Fine.
Il primo marzo del 1964, in Italia, si avviò un grandissimo programma di vaccinazione per combattere una malattia, che provocava, ogni anno, circa 3000 casi di grave invalidità e che, solo pochi anni prima, nel 1958, aveva reso invalide ben 8500 persone.
Vennero vaccinati 7 milioni di bambini e giovanissimi, dai sei mesi ai 14 anni di età.
La vaccinazione, con il siero di Sabin, prevedeva due gocce sullo zuccherino. All'inaugurazione ufficiale, presso l'Opera nazionale maternità e infanzia, intervenne il presidente della Repubblica, Antonio Segni, democristiano, di Sassari, che stimava Mancini e sostenne la campagna.
Il Capo dello Stato volle conoscermi e mi strinse la mano.
Secondo lo storico della medicina, Giorgio Cosmacini, il ritardo, nella adozione del Sabin, costò quasi 10.000 casi di poliomielite (oltre 1.000 morti e 8.000 paralisi).
Dopo un costante e progressivo calo dei casi di infezione, che si ridussero, grazie al vaccino dello scienziato americano, a grandissima velocità. E nel 1983 si registrò l'ultimo caso ufficiale di poliomielite in Italia
Due anni dopo l’incontro al Quirinale, quando già la poliomielite era scomparsa dall'Italia, ricevetti la Medaglia d'Oro. Al ministro dei Lavori Pubblici, Mancini, fu assegnata dalla Camera dei deputati, per la sua denuncia, a Montecitorio, dei “fatti mostruosi”, che provocarono la frana di Agrigento, il 19 luglio del 1966
Giorgio Giannelli
Già redattore dell’”Avanti !”