Cronache

Quando la sanità si dimentica dei pazienti: il caso al CTO di Milano

Dimissioni affrettate (poi smentite), contraddizioni tra medici e un paziente lasciato in balia di se stesso. La vicenda al CTO di Milano solleva interrogativi sulla qualità e sull’etica delle cure fornite

di Nicole Cavazzuti

Un sistema sanitario che dovrebbe proteggere i più fragili rischia di diventare il primo ostacolo per la loro guarigione. Ma andiamo con calma...

Un caso emblematico di cattiva sanità

Immaginate di essere ricoverati per una grave frattura alla tibia, costretti a dipendere dalle cure di un ospedale. Immaginate poi di venire dimessi con indicazioni contraddittorie e insufficienti, rischiando di aggravare la vostra condizione prima ancora di varcare la soglia di casa. Ecco cosa è accaduto a un paziente, ricoverato al CTO di via Bignami a Milano per una frattura pluriframmentaria scomposta alla tibia e dimesso (per poi essere mantenuto in ricovero per almeno ulteriori 48 ore). La storia è emblematica di come le carenze organizzative e l’assenza di attenzione verso il paziente possano trasformare un luogo di cura in una trappola pericolosa.

Un paziente lasciato solo

La mattina del 9 dicembre il paziente ha ricevuto una lettera di dimissione dal dottore in carica senza essere mai stato visitato da un fisioterapista. L’indicazione del medico era stata quella di utilizzare le stampelle. Peccato che nessuno avesse verificato che il paziente fosse in grado di farlo. E non lo era. Risultato? Durante il tentativo di alzarsi dal letto per prepararsi al ritorno a casa, il paziente ha rischiato di cadere, senza che nessun operatore sanitario fosse presente per aiutarlo, salvandosi per miracolo appoggiandosi al letto del vicino. Un incidente che, oltre a spaventare il diretto interessato, ha messo in pericolo anche il suo compagno di stanza, immobilizzato per una frattura al femore.

Scene che non dovrebbero accadere in una struttura ospedaliera, e che invece sembrano rientrare in una routine di trascuratezza. Il medico di turno ha procrastinato di 48 ore le dimissioni e il giorno successivo, 10 dicembre, per la prima volta il paziente in questione è stato visitato dal fisioterapista che, però, ha ribaltato le istruzioni, vietando l’uso delle stampelle per almeno un mese. Una contraddizione inspiegabile, che evidenzia una mancanza di coordinamento tra i medici coinvolti. Come è possibile che un paziente venga mandato a casa senza un piano di riabilitazione condiviso e coerente?

Le dimissioni: leggerezza o sistema?

Le parole pronunciate dal medico responsabile delle dimissioni la mattina del 10 dicembre, poi, lasciano esterrefatti. "Non è il solo paziente a essere dimesso in queste condizioni", ha affermato, quasi a voler normalizzare una procedura che appare inaccettabile. In realtà, se questa leggerezza è davvero una prassi comune, siamo di fronte a un problema sistemico che richiede risposte immediate e incisive. Domande senza risposta. Alla luce di questi eventi, sorgono domande che non possono essere ignorate: su quali basi cliniche è stata firmata la lettera di dimissione? Perché il paziente non è stato sottoposto a una valutazione del fisioterapista prima del ritorno a casa? Quali progressi clinici hanno giustificato una decisione tanto affrettata? È accettabile che un medico normalizzi la negligenza come parte della routine ospedaliera? Questi interrogativi non riguardano solo il caso specifico, ma toccano il cuore stesso del nostro sistema sanitario: l’etica professionale, la sicurezza dei pazienti, e il ruolo delle strutture pubbliche nella tutela della salute.

La responsabilità della trasparenza

Come giornalisti, abbiamo il dovere di pretendere risposte chiare e trasparenti. Alla data di oggi, il dottore responsabile delle dimissioni (poi annullate) non ha fornito alcun chiarimento. È stato avvisato che le sue azioni saranno oggetto di attenzione da parte di colleghi giornalisti, direttori di testate nazionali e altri medici. Anche il silenzio, in casi come questi, è una forma di risposta – e non certo quella che ci si aspetta da un professionista.