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Naufragio Palermo, gli indagati salgono a tre: comandante, ingegnere della sale macchine e un marinaio

di redazione cronache

La procura di Termini Imerese ha inviato due avvisi di garanzia a Tim Parker Eaton e Matthew Griffiths. Potrebbero arrivarne altri: in dubbio anche le responsabilità del primo ufficiale

Naufragio Palermo: diventano tre gli indagati per il disastro e per l'omicidio colposo delle 7 vittime del Bayesian

In tutto sono diventati tre gli indagati per il naufragio del Bayesian, lo yacht di lusso che lunedì 19 agosto si è indabissato al largo di Porticello, lungo la costa palermitana. Dopo il comandante dell'imbarcazione, James Cutfield, interrogato ieri dai pm della procura di Termini Imerese con l'accusa di naufragio e omicidio colposo, sono stati inviati avvisi di garanzia anche all'ingegnere Tim Parker Eaton, responsabile della sala macchine del Bayesian, e al marinaio di guardia in plancia, Matthew Griffiths. Entrambi sono indagati per concorso al naufragio e all'omicidio colposo delle sette vittime dell'inabissamento del Bayesian. 

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La procura sta valutando le posizioni di altri membri dell'equipaggio dello yacht, tra cui quella del primo ufficiale olandese Tjis Koopmans (non ancora iscritto nel registro degli indagati). Gli avvisi di garanzia vanno inviati prima del compimento di qualsiasi "atto irripetibile" per l'inchiesta, come le autopsie sui cadaveri delle vittime che, infatti, stanno venendo rimandate di giorno in giorno.

Chi sono i due nuovi indagati per il naufragio

Tim Parker Eaton, inglese di 56 anni, era il responsabile della sala macchine del Bayesian. A lui viene contestato di non avere controllato il funzionamento dei dispositivi di sicurezza che chiudono i portelloni e azionano i compartimenti stagni, evitando gli allagamenti in particolare della sala macchine. L'allagamento avrebbe provocato un black out nello yacht, che non ha potuto azionare i motori per reagire alla tempesta che lo aveva colpito a 400 metri dal porto di Porticello.

Stando a quanto riportato da Repubblica, un inquirente avrebbe detto: "Se il sistema di chiusura automatico fosse stato regolarmente in funzione, i sensori percepita la presenza dell’acqua avrebbero chiuso le porte stagne creando un ambiente 'a secco' sufficiente a garantire la galleggiabilità della nave". Questo, però, non è successo e va chiarito perché. 

Le porte lasciate aperte per tutta la sera riguardano le eventuali responsabilità anche del marinaio di plancia Matthew Griffith che aveva a disposizione il sistema di chiusura d’emergenza che agisce sulle porte considerate “vitali” per far restare a galla lo scafo. Quel pulsante, che si trovava proprio in plancia, non sarebbe mai stato azionato. Inoltre, il giovane 22enne, non avrebbe dato l'allarme tempestivo sull'arrivo della bufera. 

Per quanto riguarda il primo ufficiale Tjis Koopmans, invece, rimangono alcuni dubbi sulle sue responsabilità. Questo non significa che sia "salvo". Nei prossimi giorni, potrebbero diventare indagato anche lui. 

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