Cronache
Sharon, quei messaggi durante la passeggiata. Aveva appuntamento col killer?
Nel telefono della vittima la chiave del giallo. L’alibi del fidanzato è ritenuto attendibile, non è mai stato ripreso dalle telecamere sotto casa
Omicidio Sharon, la verità è nel suo telefono. L' appuntamento-trappola
Il giallo dell'estate resta senza una soluzione. Chi ha ucciso Sharon Verzeni? Sono passati ormai 15 giorni da quella tragica notte del 30 luglio, quando la 33enne barista è stata trovata senza vita su un marciapiede di Terno d'Isola, il paese nella Bergamasca dove viveva col suo fidanzato. Le indagini si sono inizialmente concentrate sul suo compagno Sergio Ruocco, ma non è emerso nulla. Il suo alibi è attendibile, era a casa e non è mai stato ripreso dalle telecamere. Tutto ora si concentra - riporta La Repubblica - sull'analisi del suo telefono, perché durante la sua passeggiata notturna Sharon ha forse scambiato dei messaggi con qualcuno.
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L'ipotesi - prosegue La Repubblica - è che l'assassino sapesse del passaggio di Sharon, proprio lì nel centro del paese e proprio in quegli istanti. E qui viene in soccorso l’ultimo sussurro proveniente da ambienti investigativi, confortate dalle prime analisi tecniche di un certo rilievo: il telefono della vittima, in quella cinquantina di minuti di camminata, avrebbe generato traffico. Attività. Non è dato sapere se chiamate o messaggi, né quanti e con chi, in entrata o in uscita, se da numeri registrati o sconosciuti. Ma traffico. Che proietta l’ipotesi di un appuntamento, o più verosimilmente di una trappola. Ma c'è anche una seconda ipotesi investigativa, vale a dire che il killer abbia agito a caso, colpendo a tradimento una vittima qualunque, senza derubarla, forse senza nemmeno conoscerla.
Intanto gli investigatori - riporta l'Eco di Bergamo - hanno cominciato a profilare decine di uomini e donne, tra cui anche diversi residenti del paese della vittima. "Hanno fatto il tampone del Dna a mia moglie e – racconta un abitante della zona - anch'io mi sono sottoposto quando i carabinieri me l’hanno chiesto. Per il test siamo andati in caserma. Nessun problema per me, non ho nulla da nascondere. Anzi, ben vengano questi controlli. So che sono stati convocati molti che abitano in via Castegnate". Stessa zona e stesse modalità usate per il caso di Yara Gambirasio, la bimba che è stata uccisa nel 2011 a Chignolo d’Isola. Al tempo si sottoposero al test 22mila persone e si riscontrò la compatibilità con il Dna di Massimo Bossetti, il muratore che poi è stato condannato all’ergastolo in via definitiva per l'omicidio.