Cronache

Stato mafia, un processo senza fine. "Riaprire dibattimento su era Berlusconi"

Stato-mafia, Pg: "Riaprire dibattimento sugli anni del governo Berlusconi"

Un processo senza fine. Tanto da sembrare talvolta una rievocazione storica. La riapertura del dibattimento nel processo Stato-mafia viene chiesta dalla procura generale di Palermo con riguardo a tre punti, tutti relativi al periodo in cui era al governo Silvio Berlusconi o ai mesi immediatamente precedenti e successivi. I Pg Sergio Barbiera e Giuseppe Fici - dopo essersi associati oggi, nell'ambito del processo d'appello, alla richiesta della difesa di Marcello Dell'Utri, di sentire Silvio Berlusconi - chiedono, nel dettaglio di approfondire il tema del disegno di legge presentato da Silvio Berlusconi tra la fine del 1994 e i primi mesi del '95, in cui si proponeva la modifica della norma sulla custodia cautelare, in modo da non rendere più automatico andare in carcere per associazione mafiosa. Secondo l'accusa si tratta di una delle contropartite chieste da Cosa nostra al governo presieduto dal leader di forza italia.    Secondo aspetto: l'arresto dei fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, avvenuto a Milano il 27 gennaio 1994. In quel frangente ci fu un episodio misterioso riguardante l'ingresso in carcere di alcuni soggetti che si erano qualificati come carabinieri, ma che, a un controllo, risultarono non appartenere all'Arma, ma probabilmente ai servizi segreti.

Gli stessi Graviano raccontarono ai loro difensori di essere stati filmati e fotografati a lungo su apparente delega di un magistrato romano. Gli avvocati Giuseppe Oddo e Memi Salvo fecero un esposto perché i loro clienti erano apparsi turbati e spaventati. Dal controllo sugli ingressi nel carcere di Milano Opera, risultò che, pur essendosi qualificati come carabinieri, non lo erano.    Il terzo punto riguarda una vicenda ancora oggi misteriosa del 1996-'97, cioè il concepimento in carcere dei figli dei due fratelli boss di Brancaccio. In quel periodo Giuseppe e Filippo Graviano, ritenuti fra l'altro i mandanti dell'omicidio di don Pino Puglisi, erano detenuti nel carcere palermitano dell'Ucciardone e, secondo quanto detto dallo stesso Giuseppe nelle conversazioni intercettate in carcere nel 2015, avrebbero consumato dei rapporti sessuali con le rispettive mogli all'interno del penitenziario di massima sicurezza. La Corte d'Assise d'appello di Palermo, presieduta da Angelo Pellino, a latere Vittorio Anania, ha rinviato l'udienza al 18 luglio per le controdeduzioni delle difese.