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Cronache
Stazione spaziale cinese è finita nell'oceano Pacifico. E i detriti...

Stazione spaziale cinese è finita nell'oceano Pacifico. E i detriti...

Alle 2,16 ora italiana la stazione spaziale cinese Tiangong-1 e' entrata in contatto con l'atmosfera terrestre e si e' incendiata, prima che i frammenti finissero il loro viaggio nelle acque dell'Oceano Pacifico. Il laboratorio spaziale di Pechino per "la maggior parte" e' andato distrutto, ha fatto sapere il China's Manned Space Engineering Office.

Stazione spaziale cinese caduta nel Pacifico. Frammenti sparsi nellʼoceano, "salva" lʼItalia

Nessun rischio ne' conseguenza per l'Italia. L'eventualita' temuta che i detriti si abbattessero sul nostro Paese era stata praticamente azzerata gia' ieri sera dalla Protezione civile che, sulla base dei dati dell'Agenzia spaziale italiana, aveva ristretto il potenziale campo di atterraggio alla sola parte orientale dell'isola di Lampedusa. La situazione e' stata seguita dal comitato tecnico scientifico, riunito in seduta permanente presso la sede del dipartimento della Protezione civile, fino a quando non e' stato escluso che uno o piu' frammenti di Tiangong-1 avessero impattato sul territorio nazionale. Lo splendido spettacolo - una sorta di pioggia di meteoriti nel cielo stellato - che era stato promesso dal governo di Pechino non c'e' stato: la stazione spaziale e' finita in una zona remota, lontana dagli occhi dei terrestri. L'ultimo segmento del tragitto della "Casa celeste" e' passato sulle teste dei nordcoreani di Pyongyang e i giapponesi di Kyoto, ma nemmeno loro hanno potuto vederlo perche' l'oggetto spaziale e' sfrecciato nei cieli durante il giorno. Come ha sottolineato Jonathan McDowell, astronomo all'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, "sarebbe stato divertente per le persone vederlo, ma ci saranno altri rientri. La cosa buona e' che non ha causato alcun danno quando e' venuto giu' e questo e' l'importante". Era difficile localizzare in anticipo il punto di rientro: gli stessi scienziati cinesi, pochi momenti prima di indicare il Pacifico, avevano parlato di San Paolo del Brasile e dell'Oceano Atlantico. A portarli fuori strada sarebbe stato l'orario sbagliato di rientro, calcolato all'interno di una finestra temporale. In precedenza l'Agenzia spaziale europea aveva parlato di probabile distruzione della Tiangong-1 sopra l'acqua, sottolineando che le probabilita' che qualcuno venisse colpito da detriti erano "10 milioni piu' basse della chance annuale di prendere un fulmine". La stazione spaziale era stata messa in orbita nel settembre 2011 con la prospettiva di restarci solo due anni, poi superati abbondantemente. In questo lasso di tempo, ha ospitato astronauti cinesi diverse volte per esperimenti, prima di smettere di funzionare nel marzo 2016, impedendo cosi' un rientro controllato. Frattanto Pechino ha lanciato una secondo laboratorio spaziale, Tiangong-2, nel settembre 2016 con l'obiettivo di avere una stazione permanente in orbita per il 2022. Pechino, entrata nel 1990 nel ristretto 'club' dei Paesi che hanno capacita' spaziali, pianifica anche una missione sulla luna.

Stazione spaziale cinese: anche Forze Armate erano in monitoraggio della stazione cinese

Era presente anche "una qualificata e fondamentale partecipazione delle Forze Armate" al tavolo tecnico creato dal Dipartimento della Protezione civile per monitorare la stazione spaziale cinese ormai fuori controllo, con personale dell'Ufficio Spazio dello Stato Maggiore della Difesa, del Comando Operativo di Vertice Interforze e dello Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare. In una nota, la Difesa sottolinea che "le Forze Armate, oltre alle proprie unita' pronte ad intervenire in caso di emergenza, hanno infatti reso disponibili capacita' e professionalita' uniche nel panorama nazionale. L'assetto primario impiegato e' stato il Centro di Comando e Controllo Space Surveillance and Tracking, struttura inter-ministeriale e inter-agenzia gestita dall'Aeronautica Militare presso la base di Pratica di Mare, che ha avuto il compito di attivare una serie di sensori, ottici e radar, della Difesa, dell'Agenzia Spaziale Italiana e dell'Istituto di Astrofisica per seguire le traiettorie di avvicinamento all'atmosfera terrestre della stazione spaziale e poter stabilire, dall'analisi dei dati rilevati, il possibile punto di impatto con la superficie terrestre con ben 36 ore di anticipo. All'interno del Centro di Comando e Controllo era presente anche personale dell'Agenzia Spaziale Italiana, referente nazionale per i dati forniti da ben 12 agenzie spaziali di altri Paesi, e dell'Istituto Nazionale di Astrofisica, che hanno condiviso anche i rilevamenti effettuati dai propri telescopi, capaci di rilevare l'ingresso in atmosfera di oggetti ad altissima velocita'. Ma le Forze Armate - spiega ancora la Difesa - si sono rivelate di fondamentale importanza anche perche' hanno reso disponibile il Multi Frequency Doppler Radar, sito presso il poligono interforze di Salto di Quirra, in Sardegna, unico assetto radar nazionale in grado di seguire le orbite di oggetti spaziali che sorvolino il nostro Paese, in qualunque condizione meteorologica, di giorno e di notte. In aggiunta, e' stato utilizzato anche il Bistatic Radar for LEO Survey (radar bistatico con trasmettitore posizionato sempre presso il poligono interforze di Salto di Quirra e ricevitore, gestito dall'Istituto Nazionale di Astrofisica, ubicato a Medicina), che ha svolto una funzione di sorveglianza delle orbite allo scopo di individuare il passaggio della Tiangong-1 sopra la nostra penisola".

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