Cronache
Stupri Caivano, Parsi ad Affari: "Stop con le passerelle: lo Stato è assente"
La psicoterapeuta Maria Rita Parsi dialoga con Affari per indagare lo sfondo degli ultimi terribili episodi di violenza sessuale di gruppo
La responsabilità dello Stato è totale. Basti pensare alle agenzie educative, che sono tre. La prima è la famiglia, la seconda è la scuola, quindi le istituzioni e quindi lo Stato. Ritengo che nelle scuole debbano essere considerate primarie alcune materie, come l’educazione all’uso “virtuoso” del virtuale”, l’educazione sessuale, civica. Queste dovrebbero essere ampliate in maniera importante addirittura dalle elementari, per insegnare i diritti dei minori soprattutto.
Ad oggi non deve esistere che ogni scuola non abbia una equipe antropo-psico-sociopedagogica che possa cogliere i segnali che sicuramente i ragazzini, venendo da famiglie “tradizionali” o in condizioni di criminalità e degrado (disfunzionali), mostrano.
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Lo Stato ha dimostrato di mancare in situazioni periferiche, nelle periferie delle città e nelle situazioni di degrado e di povertà. Situazioni che vanno assistite incrementando i luoghi di accoglienza e di supporto, oltre le parrocchie e i centri sportivi, culturali, che possano educare i giovani. E sempre lo Stato, dove sa che c’è un degrado non solo dell’ambiente circostante ma anche culturale, derivante dalla povertà, deve provvedere, perché è proprio dai luoghi del degrado che parte la criminalità. Invece lo Stato è stato carente in senso assoluto, perché ha lasciato nelle mani della criminalità la gestione di certi luoghi, portando lo stato criminale a sostituirsi allo Stato legale.
E la terza agenzia qual è?
Sta diventando lo stesso virtuale: non possiamo sottovalutare gli effetti dei contenuti terrificanti che può avere il deep web, e poi i like, l’eclatanza, l’importanza che i ragazzini danno e il consenso che cercano nel virtuale.
E attenzione, perché una responsabilità ce l’hanno anche i comunicatori: se si parla continuamente di fatti di cronaca senza analizzarli nel profondo, dando “bollettini di guerra costanti” che parlano di malessere sociale, di fatti di cronaca orrorifici, mostruosi… si generano due effetti: da un lato il mostruoso “mostra”, ammonisce; dall’altro lato incrementa il pericolo di “slatentizzare” lo stesso male: gente che sta male può trovare nella violenza a cui si dà tanta attenzione un motivo per mettersi al centro dell’attenzione negativa. Chi fa questo lavoro di comunicare deve capire che questi episodi da un lato scandalizzano, dall’altra rinforzano e addirittura aprono possibilità di azione in coloro che stanno male, in ragazzini che hanno problematiche di impotenza, di odio nei confronti delle donne in particolare.
In che senso?