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Cronache
Trattativa Stato-mafia, i pm: "Scalfaro e Conso hanno ceduto al diavolo"

Stato-mafia: Pm, Scalfaro e Conso hanno ceduto al 'diavolo'

"Qualcuno nelle istituzioni ha condiviso il metodo del dialogo con il diavolo mafioso forse perche' impaurito o incapace di reagire, fornendo copertura politica per quietare la strategia stragista di Cosa nostra. Senza pensare che ogni concessione sarebbe stata percepita come un segnale di cedimento e di debolezza e segno che si poteva rilanciare e trattare ancora". Lo ha sostenuto il pm di Palermo, Vittorio Teresi, proseguendo la requisitoria nel processo sulla trattativa tra Stato e mafia. L'accusa in questo momento sta affrontando il tema dell'attenuazione del regime carcerario del 41 bis nel 1993 e la rimozione dai vertici del Dap, di Nicolo' Amato. "Una rimozione immotivata e improvvisa - ha detto Teresi - che lo stesso Amato defini' come il prezzo da pagare per le modifiche delle politiche carcerarie contro la criminalita' organizzata".

Secondo Teresi "il capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, il ministro della Giustizia Giovanni Conso, Adalberto Capriotti (subentrato al vertice del Dap al posto di Nicolo' Amato) e il suo vice Francesco Di Maggio" sono gli esponenti delle istituzioni che hanno ceduto, per paura o incompetenza, illudendosi che la concessione di una attenuazione del regime carcerario del 41 bis potesse far cessare le bombe e il piano criminale di devastazione di vite e obiettivi. Cosa che non avvenne". Nonostante infatti la revoca del provvedimento del carcere duro a Poggioreale e Secondigliano - dopo soli 20 giorni in seguito all'omicidio di un secondino - all'inizio del 1993, Cosa nostra riprende vigore "e con tracotanza prosegue piazzando bombe anche fuori dalla Sicilia".

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