Cronache

Valpolicella, vino e storia. Emerge la villa romana dell'Amarone coi mosaici

I mosaici hanno fatto il giro del mondo. Ora si scopre che la villa romana che sta emergendo sembra essere molto più grande di quanto inizialmente immaginato

Hanno fatto il giro del mondo le immagini dei mosaici spuntati nel maggio dello scorso anno tra i vigneti dell'Amarone, in Valpolicella (Verona). E già quelli sarebbero bastati a rendere la scoperta eccezionale. A renderla davvero straordinaria sono ora alcuni nuovi elementi, tra cui il fatto che la villa romana che sta emergendo sembra essere molto più grande di quanto inizialmente immaginato.

Lo scavo, che oggi misura circa 80 metri per 35, ha infatti consentito di scoprire meno della metà del complesso risalente indicativamente alla fine del III secolo, inizio del IV dopo Cristo. "E' sicuramente uno dei più importanti ritrovamenti fatti in Italia di questa epoca" ha spiegato Gianni de Zuccato, archeologo della Soprintendenza di Verona, Vicenza e Rovigo. Fin dall'800 era chiaro a molti che quel terreno nascondesse qualcosa di prezioso. In quell'epoca durante dei lavori agricoli emersero infatti alcune superfici a mosaico. Al tempo, però, senza una soprintendenza a tutelare i beni, il proprietario terriero di allora si era limitato a strappare i mosaici più belli, a venderli al Comune di Verona e a ricoprire tutto per continuare indisturbato il lavoro nei vigneti.

Quello che si è scoperto ora è che quella domus romana che si pensava estendersi per circa mille metri quadrati potrebbe arrivare a sfiorare i 5mila mq. Gli ultimi scavi, nel mese di aprile, nel lato sud dove si pensava non ci fosse più nulla, hanno visto tornare alla luce una ampia vasca semicircolare quasi certamente utilizzata come frigidarium, accanto ad una stanza quasi sicuramente riscaldata e adibita a calidarium. Ma non solo. In una stanza sono stati recentemente trovate tre sepolture contenenti tre scheletri di bambini e lo scheletro di quella che sembrerebbe essere una donna di età anziana. Gli scavi proseguono ora anche grazie all'impulso dato dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini che lo scorso marzo, nel corso di un evento online, ha ribadito che si tratta di una splendida scoperta, ma anche di una bella storia di collaborazione pubblico-privato vista la disponibilità confermata più volte dai proprietari del vigneto. A settembre si inizierà lo scavo nell'area dove dovrebbe esserci l'altra metà della villa con l'ingresso e il vestibulum. L'Università di Verona si è resa disponibile a collaborare ad una datazione più precisa con il radiocarbonio.