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Cronache
Vetrina rotta, Anpi e CGIL: "Raid fascista". Ma era la pallonata di un bimbo

Chiaravalle, Ancona. Un vero e proprio mystery degno di un romanzo di Agatha Christie ha animato la città di Chiaravalle (An) quando la bacheca della CGIL in Piazza Risorgimento, in cui era affisso un poster "contro tutti i fascismi", è stata ritrovata in frantumi. 

Apriti Cielo, si sono scatenati tutti gli aspiranti Poirot e le fan di Miss Marple della zona e la colpa è finita sui soliti ignoti "vandali fascisti e razzisti" che, secondo la ricostruzione sommaria degli investigatori improvvisati, dovevano aver senz'altro preso di mira la vetrina e quella locandina offensiva per le loro posizioni. "Gesto grave e intimidatorio" aveva tuonato l'ex vicesindaco di Chiaravalle Antonio Moscatelli, nonché delegato della CGIL di zona.

Anche l'Anpi finisce per condannare il gesto e così un po' tutte le sigle che fanno capo alla Sinistra locale... ma poi si scopre che il colpevole in questo caso non è il maggiordomo, né tantomeno una gang di brutali fascisti. No, il colpevole è un bambino che, domenica sera giocando a pallone in Piazza Risorgimento, ha sbagliato a calciare e ha colpito la vetrina in questione mandandola in frantumi.

Il chiarimento è avvenuto dopo la telefonata del padre del piccolo, presentatosi in seguito pronto a ripagare il danno e mortificato dalla bagarre politica scatenatasi in città. Tutto è bene quel che finisce bene e il sindaco Damiano Costantini è intervenuto sulla questione parlando di «futili polemiche e allarmi. La fretta, soprattutto nel giudizio (oltre che nel calciare palloni) è cattiva consigliera. L’urgenza di denunciare serpeggianti e violenti fascismi ha fatto dimenticare agli autori che i fatti vanno prima verificati e poi commentati». E ancora: «L’antifascismo è un valore sancito nella nostra Carta Costituzionale che va perseguito attraverso l’educazione e la consapevolezza e non va sbandierato o (peggio ancora) cavalcato per ottenere visibilità e consenso. Per fare in modo che Chiaravalle sia sempre migliore servono educazione, rispetto e responsabilità, così come ha dimostrato il papà di questo bambino». 

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