Culture

Bob Dylan: in uscita il nuovo album "Rough and rowdy ways"

di Carlo Patrignani

Esce il nuovo album di dieci canzoni del cantastorie e poeta Bob Dylan Rough and rowdy ways (Modi ruvidi e turbolenti)

É nel bel mezzo del lockdown imposto per contenere la devastante pandemia del Covid-19, la peste moderna, che qualcuno cala, inaspettatamente, il 27 marzo, la mossa del cavallo: un potente mix di parole e musica, Murder most foul, sulla oscura giornata di Dallas, il giorno in cui hanno fatto saltare il cervello al re, John Fitzerald Kennedy.

A sparigliare il campo, lo status quo, preda della pandemia, è ancora una volta lui, il cantastorie e poeta, Premio Nobel per la Letteratura (2016), il 79enne Bob Dylan, di cui oggi, otto anni dopo 'Tempest', esce il nuovo album di dieci canzoni dal titolo Rough and rowdy ways (Modi ruvidi e turbolenti).

In quella oscura giornata di Dallas si è visto, denuncia nel brano della durata di 17 minuti, Dylan, un omicidio davvero disgustoso, che, forse, ancora pesa e tanto nella cultura e nella storia della super-potenza mondiale che per missione esporta la democrazia nel mondo. Dylan la rievoca, quell'oscura giornata, insieme all'ambiente culturale e politico dell'epoca, per parlare però del presente, come spiega più di un mese dopo in una mega intervista al New York Times, in occasione dell'uscita del nuovo album.

Bob Dylan, l'intervista al New York Times

Murder most foul non è un pezzo nostalgico. Non lo vedo come una glorificazione del passato o come una specie di commiato da un'età perduta. É un pezzo che mi parla di qui, del presente. Ed è sempre stato così soprattutto quando scrivevo il pezzo. E, subito dopo, precisa che non è l'improvvisazione il segreto del suo comporre e scrivere: Murder è uno di quei pezzi che scrivi d'istinto, quasi in stato di trance. La maggior parte delle mie canzoni più recenti sono così. I versi sono la cosa reale, tangibile, non sono metafore. Le canzoni sembrano conoscere se stesse e sanno che io sono in grado di cantarle, vocalmente e ritmicamente. In un certo senso è come si scrivessero da sole e poi si affidassero a me per cantarle.

Non c'è, dunque, nulla di veggenza o di magia in Dylan che si affida tutto intero alla fantasia e creatività, scivolando nello stato di trance, come se sognasse ad occhi aperti. Del resto, la mente e il corpo vanno a braccetto - dice più avanti - Deve esserci un qualche accordo. Mi piace pensare alla mente come spirito e al corpo come sostanza: poi come si integrino queste due cose, non ho idea. Io cerco soltanto di percorrere una strada dritta e di rimanerci, senza scossoni.

Poche settimane dopo la comparsa di Murder most foul, il 25 maggio, l'America smarrita assiste alla morte per asfissia dell'afroamericano George Floyd, soffocato dal pesante ginocchio dell'agente di polizia Derek Chauvin sul collo, nonostante il disgraziato urli: non ce la faccio a respirare. Vedere George torturato a morte in quel modo mi ha fatto molto male, mi ha nauseato. É una cosa indescrivibile che va oltre, al di là della bruttezza, dell'orrore, rimarca al NYT il menestrello schierato da sempre contro il razzismo ed a favore dei diritti civili per tutti a prescindere dal colore della pelle. La denuncia è chiara, esplicita: è la cultura americana che non funziona, che non va. É forse quel dominio incontrastato, quell'onnipotenza, che pretende di esercitare su altre specie umane inferiori come i neri o gli indiani, purché non siano appunto i bianchi d'America.

Dylan infila una perla dopo l'altra nella straordinaria intervista al NYT quando si sofferma sul presente segnato dall'iperindustrializzazione fuori controllo e dalla tecnologia galoppante che mettono in secondo piano la vita degli esseri umani. Il suo pensiero va ai bambini e agli adolescenti, le nuove generazioni di oggi, perchè che vivono diversamente dalle persone di una certa età che - chiosa - hanno la tendenza di vivere nel passato. I bambini non hanno questa tendenza. Non hanno nessun passato, quindi sanno soltanto quello che vedono e ascoltano. Fra venti o trent'anni saranno loro alla ribalta.

Bob Dylan: "La tecnologia rende vulnerabili. Il nostro mondo è già obsoleto"

Gli adolescenti di oggi non hanno ricordi e probabilmente la cosa migliore da fare è entrare in questa mentalità il prima possibile. La tecnologia rende tutti vulnerabili, ma i giovani non la pensano così: tecnologia avanzata e telecomunicazioni sono il mondo dove sono nati. Il nostro mondo è già obsoleto.

Non poteva mancare il riferimento alla pandemia che lui non crede sia una punizione divina: forse siamo sulla soglia della distruzione - dice - Ci sono molti modi in cui si può ragionare su questo virus. Io credo che si debba semplicemente lasciare che il virus faccia il suo corso. E allora chi ma sarà quel False prophet (falso profeta) raffigurato con il volto della morte, vestita con una smagliante giacca e un cilibro per cappello, che ha in una mano un pacco e nell'altra una siringa, assai significativa?

Dylan nel brano ci tiene ad assicurare: non sono un falso profeta/so soltanto quello che so/vado dove solo i soli possono andare, e poi, a ragione, avverte: sono il primo tra gli uguali/secondo a nessuno/l’ultimo dei migliori/puoi seppellire il resto/seppelliscili nudi con il loro argento e oro/mettili sotto i sei piedi e prega per le loro anime. Lo sapremo più in là chi mai è il falso profeta..