La crisi 'sgonfia' gli anticipi degli scrittori. La conferma da agenti, editori e autori: "E' tempo di spending review". Ma... - Affaritaliani.it

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La crisi 'sgonfia' gli anticipi degli scrittori. La conferma da agenti, editori e autori: "E' tempo di spending review". Ma...

 

di Antonio Prudenzano
su Twitter: @PrudenzanoAnton

 
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Era il 10 marzo di un anno fa quando Riccardo Cavallero, direttore generale Libri Trade Mondadori, intervistato da Repubblica dichiarò: "Se il piano dei ricavi si ridimensionerà è evidente che anche gli anticipi caleranno. Sarà difficile, salvo qualche eccezione, che gli scrittori potranno vivere solo dei loro romanzi”. Il numero uno di Segrate mise le cose in chiaro. Sono passati più di dodici mesi; nel frattempo la crisi del mercato librario si è aggravata e, contemporaneamente, si è andato imponendo un generale abbassamento medio dei prezzi di copertina (visto che tanti editori, grandi e piccoli, nei mesi scorsi hanno seguito la moda “low cost” lanciata dalla Newton Compton; e al prezzo di copertina più basso, ovviamente, corrisponde un anticipo inferiore). Fatte queste premesse, oggi cos’è cambiato nelle politiche degli editori legate agli anticipi? Nell’Italia in recessione, in cui tante librerie chiudono o ricorrono alla cassa integrazione, gli scrittori guadagnano meno rispetto al passato? E ci sono ancora i "super-anticipi", quelli a cinque e addirittura a sei zeri? (che però riguardano, meglio precisarlo, un ristrettissimo gruppo di autori di betseller)? C’è stato un effettivo calo degli anticipi? E se sì, ha riguardato gli esordienti o anche i “big”? Oppure i più “colpiti” sono i romanzieri "di catalogo" che, pur non avendo mai pubblicato un grande successo, hanno all’attivo una serie di testi apprezzati dalla critica? Non va inoltre dimenticato il fenomeno in crescita del self-publishing (dove per definizione l’anticipo, almeno nella prima fase, non esiste), e bisogna poi considerare che, stando alle voci che abbiamo raccolto, un po’ in tutto il mondo gli anticipi si starebbero “sgonfiando”, soprattutto per gli autori di medio calibro commerciale. Il rallentamento delle vendite dei libri, infatti, non c’è solo da noi, e le conseguenze concrete sono le stesse ovunque…

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L'ECCEZIONE-BUSI - Nei mesi scorsi ha fatto parlare il “notevole” anticipo incassato da Aldo Busi per il suo ultimo romanzo, “El especialista de Barcelona”, che sarebbe dovuto uscire da Giunti ma che poi, dopo una serie di “colpi di scena”, è stato portato in libreria da Dalai. Il caso-Busi rappresenta una delle poche eccezioni. Quello degli anticipi è un tema delicato, e in generale nel “sacro” mondo del libro nessuno muore dalla voglia di parlare di soldi.

"FINITI I TEMPI DELLE VACCHE GRASSE...", PARLA LO SCRITTORE... - Sugli anticipi al tempo della crisi abbiamo comunque provato a sentire il parere di editori, editor, e agenti letterari (che in questi casi giocano un ruolo decisivo). Gli scrittori che abbiamo interpellato, invece, hanno preferito non uscire allo scoperto, pur confermando in molti casi che non siamo certo in tempi di vacche grasse… Uno di questi (un autore "di catalogo" pubblicato da un grande gruppo editoriale), con la garanzia dell'anonimato ci ha spiegato: "Oggi chi rischia di vedere abbassato di molto il proprio anticipo è il 'medio scrittore prestigioso', definiamolo così... Ovviamente ciò accade se non vende più come un tempo. La qualità letteraria interessa sempre meno agli editori, contano le vendite. E così, colleghi  che prima incassavano anche 50mila euro di anticipo, ora si devono accontentare di 10-20mila...".

MarcoVigevani

L’AGENTE VIGEVANI SUL CALO DEGLI ANTICIPI E I RITARDI DEI PAGAMENTI...  – Intervistato da Affaritaliani.it, Marco Vigevani, dell’omonima agenzia letteraria (una delle più importanti in Italia) ammette che il problema esiste: “Del resto sono scese le prenotazioni dei librai. Capita che un autore che di solito aveva una prima tiratura di 20mila copie, oggi si debba fermare a una prima tiratura di 7-8mila, meno della metà quindi. E l’anticipo ovviamente ne risente. Ma vanno valutati i singoli casi, non si può generalizzare. I big, ad esempio, difficilmente vedono calare il proprio anticipo, mentre autori ‘di catalogo’, che vendono meno ma che sono comunque importanti per un editore, risentono di più della crisi. Anche nell’editoria, tra l’altro, c’è un problema di liquidità, e quindi di ritardi nei pagamenti”. Poi Vigevani parla degli autori al debutto: “La bolla si è un po’ sgonfiata, dopo i casi dei bestseller che tutti conosciamo e che hanno dato vita alla cosiddetta ‘moda degli esordienti’. Oggi si sta tornando al passato, quando uno scrittore non riceveva un super-anticipo per il primo libro, ma vedeva il compenso crescere di romanzo in romanzo. Certo, anche in questo caso ci sono sempre le eccezioni…”.

SANTACHIARA E IL "RIDIMENSIONAMENTO" – Roberto Santachiara è l’agente in Italia di tanti big stranieri, ma rappresenta anche un buon numero di nostri autori. Lo abbiamo contattato: “Nella crisi c'è un generale ridimensionamento, che include anche gli anticipi. Il problema, però, non sono solo gli anticipi. Sono le vendite”. Come dargli torto?   

PiergiorgioNicolazzini

NICOLAZZINI E LA DIFFICOLTA' A PRENDERSI DEI RISCHI - Piergiorgio Nicolazzini, agente di autori di bestseller e di scrittori "di catalago", premette: "Un calo nei risultati di vendita è un dato oggettivo: raffredda le aspettative e genera un circolo vizioso che frena prenotazioni e tirature, così come oggettivo è l’effetto congiunto della riduzione dei margini economici a causa dei libri a basso prezzo. Ma non meno preoccupante appare la spirale negativa che si osserva nella progressiva difficoltà - se non nella rinuncia - a prendersi rischi, sia nella fase di valutazione del libro sia in quelle successive della produzione e della gestione delle risorse atte a promuoverlo". E quanto al tema dell'inchiesta ci conferma: "C’è indubbiamente un calo degli anticipi (che riguarda meno, com’è ovvio, chi ha già maturato buoni risultati di vendita oppure può beneficiare dell’interesse di più editori), ma occorre difendersi dalla tentazione di un calo 'medio' imposto agli autori in maniera uniforme e indiscriminata". Il punto di vista dell'agente è chiaro: "Si richiede, al contrario, uno sforzo da parte di tutti nell’affinare i criteri di valutazione, nell’individuare la qualità e il potenziale di quello che si pubblica, proprio in quelle categorie che rischiano di essere maggiormente penalizzate: dagli esordienti agli scrittori già avviati senza essere (ancora) big, che spesso faticano enormemente a mantenere le posizioni, assai più che in passato, soprattutto se parliamo di narrativa letteraria, dove la sofferenza è forte e dove gli spazi si fanno sempre più ristretti a vantaggio di altri generi e settori.

StefanoMauriGeMS

MAURI: "OGGI TOCCA TIRARE LA CINGHIA, MA..." - Intervistato da Affaritaliani.it, il presidente e Ad del gruppo GeMS Stefano Mauri comincia la sua analisi (una ricostruzione storica dei cambiamenti avvenuti negli ultimi 5-6 anni nell'industria del libro) sottolineando che "è logico che con il calo del mercato librario e con il fatto che ormai tutto l'Occidente è più o meno affetto dalla crisi - e si sa in che stato ancora più drammatico si trova oggi l'Italia - nessuno può ignorare che tocca a tutti tirare la cinghia".  Poi l'editore milanese ricorda: "La crisi in Italia è arrivata dopo, e nel 2007, alla Fiera di Francoforte, eravamo la barzelletta sulla bocca di tutti per gli elevati anticipi che alcuni editori pagavano per titoli che poi non hanno avuto nessuna fortuna. Del resto, il costo del denaro era basso, il mercato tirava, l'accesso al credito era facile, e dunque qualche manager aveva il grilletto facile... tanto poi l'appesantimento finanziario si sarebbe visto solo con il tempo.  C'era addirittura un americano che scherzando diceva: 'ero interessato a quel titolo là, ma me l'ha portato via un italiano...'. Guardando agli esordi, cioè alla ricerca dei nuovi autori, nel 2008 c'è stata una frenata dopo la crisi finanziaria, mentre nel 2009 e nel 2010 ho incontrato poca concorrenza nell'acquisire romanzi che poi hanno avuto molto successo". Mauri prosegue: "Nel 2011 c'è stata una ripresa di aggressività  e poi la crisi ha toccato le vendite dei libri e i prezzi, e a quel punto giocoforza gli anticipi sono scesi per tutti o quasi. Tuttavia, ogni caso è influenzato da tante variabili, oltre all'interesse dell'editore conta molto la concorrenza degli altri e la disponibilità di tutti i diritti secondari". Per l'editore, in ogni caso, "è positivo il fatto che gli anticipi si stiano normalizzando", e dunque "quella che stiamo vivendo è certamente una decrescita serena... anche perché il diritto d'autore deve remunerare in proporzione al successo effettivo. Ed è il modo attraverso il quale i lettori votano i loro candidati al mestiere di scrittore". Mauri ha una convinzione: "Di solito, nel medio periodo, hanno più fortuna gli autori che si affidano a un agente che sceglie l'editore anche sulla base del suo mestiere e non solo dell'anticipo...". Rappresenteranno la maggioranza, questi ultimi? Il presidente di GeMS conclude tornando a porre l'attenzione sui debutti: "Gli esordi sono importanti. Da lì vengono quasi tutti i nostri autori più letti oggi".

Massimo Turchetta Rcs

TURCHETTA (RCS LIBRI): "CON LA CRISI C'E' PIU' SOBRIETA', NOI PUNTIAMO A FAR CRESCERE I GIOVANI AUTORI. STIAMO LAVORANDO COME IL MILAN NEL CALCIO..." - Parla con Affaritaliani.it anche Massimo Turchetta, direttore generale Libri Trade di Rcs Libri (e direttore editoriale ad interim della Rizzoli). Il manager non guarda solo agli aspetti negativi della crisi, che hanno evidentemente portato a un calo medio degli anticipi, ma sottolinea anche che "oggi, nell'editoria italiana, o almeno alla Rcs Libri, c'è più sobrietà, meno frenesia, dunque si fanno scelte più attente e le 'follie' nelle aste sono meno rispetto al passato". Poi Turchetta fa un paragone calcistico: "Pur tifando Inter, apprezzo la scelta del Milan, che ha dato spazio ai giovani più promettenti. Basta spese folli per importare stelle magari un po' appannate. Noi stiamo lavorando, come il Milan,  per il futuro e sul lungo periodo, con risultati già molto positivi. Ecco, alla Rizzoli, nell'ambito della narrativa italiana, in questa fase stiamo puntando molto sui nuovi autori, che intendiamo valorizzare e far crescere, e penso quindi al ruolo di una rivista-laboratorio come Granta Italia, che abbiamo affidato a un maestro della statura di Walter Siti. Diciamo che stiamo puntando a costruire un grande vivaio". Quanto agli anticipi degli autori di bestseller, per Turchetta oggi i big sono addirittura "più coccolati rispetto al passato, perché nessun grande editore puo' privarsene, visto che in tempi di vendite in calo solo pochi autori riescono a garantire numeri importanti".

StefanoTettamanti Grandi e

TETTAMANTI (GRANDI & ASSOCIATI): "UN AUTORE E' ESSENZIALE PERCHE' UN LIBRO ESISTA..." - Stefano Tettamanti, uno dei soci della prestigiosa agenzia milanese Grandi & Associati, auspica: "Se la diminuzione media e generalizzata degli anticipi è motivata da un'attenzione più rigorosa da parte degli editori a non finire in right off, cioè a non anticipare agli autori più di quanto dovrebbero pagare loro come percentuali sul venduto, non mi scandalizzo né mi preoccupo, anzi. Chi non pratica una politica aggressiva sugli anticipi, non viene penalizzato più di tanto". E chiarisce: "Ricordo solo che l'anticipo serve a 'coprire', in parte, la lunga distanza di tempo che intercorre fra il momento in cui il libro viene scritto e quello in cui all'autore vengono contabilizzati e poi liquidati i suoi diritti. Spesso anni. E che il peso percentuale sul prezzo di copertina di chi un libro lo scrive è più basso di quello di chi lo immagazzina, lo promuove, lo distribuisce, lo trasporta, lo vende".  L'agente poi pone l'attenzione su un altro aspetto: "Mi preoccupa di più che gli editori fatichino a pagare i diritti quando devono farlo, che non il calo degli anticipi. Quello che mi parrebbe più sbagliato, e mi preoccuperebbe di più, sarebbe se il taglio degli anticipi agli autori nascondesse la tendenza a considerarli marginali, poco significativi, non 'necessari'. Nessuno è insostituibile, ma un autore è essenziale perché un libro esista. E non è una variabile ininfluente, per il successo di un libro, che sia scritto da un autore o da un altro. Condizioni contrattuali decorose (e anticipi e royalties sono solo una componente di un contratto editoriale) per grandi autori e per autori esordienti, o che magari  provengano dal self-publishing, garantiscono il lettore della qualità di ciò che comprano e leggono".

GianlucaFoglia Feltrinelli

FOGLIA (FELTRINELLI): "TUTTI DEVONO RIORGANIZZARSI..." - Il direttore editoriale della Feltrinelli Gianluca Foglia riflette: "È chiaro che in un contesto di mercato molto difficile gli editori sono più attenti a tutti i costi che sostengono, compresi quelli di acquisizione dei diritti. Ma non si tratta tanto di ‘colpire’ questa o quella categoria di operatori, né questa o quella tipologia di autori. Il tema è piuttosto che tutti devono riorganizzarsi per gestire la possibilità di minori introiti: editori, librai, agenti, autori consolidati e autori esordienti. Per quel che riguarda in particolare gli editori, una buona gestione delle proprie risorse in una fase di ricavi calanti è la premessa necessaria per trovare un nuovo equilibrio, e quindi continuare a dare anche in futuro la possibilità a sempre nuovi autori di trovare lettori e spazio nel mercato".

jacopo de michelis marsilio

MARSILIO E LA "SPENGING REVIEW" – Per il responsabile della narrativa della Marsilio (gruppo Rcs Libri) Jacopo De Michelis, “di sicuro questo è un periodo in cui prima di fare spese folli, o comunque azzardate, ci si pensa due volte. Credo che nei mesi scorsi anche molte case editrici abbiano cominciato a familiarizzarsi con il concetto di ‘spending review’, che poi altro non è che la versione aggiornata del buon vecchio ‘tirare la cinghia’. Però in realtà da certe cifre che sento in giro, almeno quando si tratta di accaparrarsi un autore di peso o un esordiente di particolarmente belle speranze, c’è chi non bada a spese…”.

RaffaelloAvanzini NewtonCom

IL CASO NEWTON COMPTON E LA POLITICA DEGLI ANTICIPI BASSI - “Newton Compton storicamente ha sempre puntato sulla politica degli anticipi bassi. Ma per le royalties degli scrittori ci siamo sempre adeguati alle cifre degli altri editori”, racconta ad Affaritaliani.it Raffaello Avanzini, in queste settimane al centro delle polemiche per la discussa nuova collana Live di libri cartacei brevi (inediti e non) a 0,99 centesimi. “Va anche detto – aggiunge - che i nostri autori ricevono sì anticipi inferiori rispetto a quanto avviene di solito nei grandi gruppi, ma sanno che con noi possono contare su un investimento significativo nella promozione, a 360 gradi”. In generale, per Avanzini “forse i grandi editori hanno cominciato ad accorgersi che certe cifre per un debuttante sono fuori mercato. Ma il discorso valeva anche prima della crisi…”. Secondo l’editore di Newton Compton, però, un autore italiano affermato “trova comunque un editore disposto a pagargli un anticipo importante. In Italia funziona così: se un editore vuole abbassare l’anticipo per il nuovo libro, l’autore importante sa che basterà rivolgersi alla grande casa editrice concorrente per ottenere un corrispettivo superiore…”. Cogliamo l’occasione per chiedere ad Avanzini quale anticipo dà agli autori italiani degli inediti a 0,99 centesimi: “Ovviamente una cifra piccola, che non mi va di rendere pubblica ma che, le assicuro, è superiore rispetto a quanto si sente in giro… e poi l’importante è che gli autori siano soddisfatti, visto che un loro libro finisce in decine di migliaia di case”.