Culture
E ora, grazie a internet, la verità più vera
di Angelo Maria Perrino*

Sono tante le innovazioni innescate da Internet nel mondo della comunicazione e del giornalismo. Innovazioni nei prodotti giornalistici ed editoriali ma anche nei processi (organizzativi, industriali), nei mercati ma anche nei linguaggi.
Ma c'è un'innovazione più profonda che non è stata ancora colta e che mi prefiggo con questo scritto di far emergere.
Internet, è la mia tesi, ha cambiato profondamente, strutturalmente il concetto di Verità.
Come? in che senso? Vediamo di spiegarlo.
La verità che viaggia sui bit della grande rete Internet non è mai assoluta. È una verità in progress, una verità nel suo farsi, ossia nel "durante", mutuando un concetto borsistico.
Complicato? Assolutamente no.
Se si sommano le due caratteristiche salienti, che fanno l'essenza della comunicazione in rete, ossia la capacità di produrre prima e condividere, poi, le informazioni in tempo reale e con processi interattivi (orizzontali e verticali, top-down e bottom-up) si comprende facilmente come l'articolo giornalistico immesso in rete non aspira ad affermare un concetto chiuso, finito, dogmaticamente calato dall'alto definitivamente. Non è cioè una verità definitiva, tale da
essere stampata e non più tecnicamente modificabile, come accade da decenni nei giornali cartacei. L'articolo su Internet è per definizione provvisorio, modificabile, integrabile. Più che un fatto è un flusso perenne.
"Io dopo aver acquisito gli elementi di base della notizia, ossia le cinque W canoniche, metto in rete il pezzo e poi negozio", è la sintesi fattami con acume e sincerità rivoluzionari da uno dei miei giornalisti di Affaritaliani.it più intelligenti.
Negozio con chi? Con le fonti, ovviamente.
Nel senso che le persone coinvolte nell'articolo, coloro di cui si parla e si scrive, una volta che (loro o i loro portavoce professionali) lo abbiano letto e abbiano ravvisato la necessità di modifiche, rettifiche, integrazioni, sottrazioni, si mettono in contatto via telefono o via mail con la redazione e interagiscono con l'autore proponendo, agitando argomenti, minacciando reazioni, integrando, contestando. Di fronte a questo il giornalista internettiano, proprio perché è aduso al negoziato con le fonti, essenza del suo lavoro, sarà ben disponibile a recepire, aggiungere, modificare, cancellare, ridimensionare. A patto che, ovviamente, gli argomenti dell'utente siano seri, rigorosi, avanzati con professionalità, tempestività, puntualità, competenza, rigore. Siano cioè usati non nell'interesse bieco e opportunistico del singolo (l'azienda cliente) ma nell'interesse dei lettori e della verità.
I giornalisti dunque saranno ben disposti, anzi addirittura interessati e motivati, a integrare e arricchire un
articolo che, se le premesse sono rispettate, non ha che da giovarsi — in termini di completezza, attendibilità, autorevolezza, credibilità — dal negoziato con la fonte. È, dunque, una verità relativa, quella che circola in rete. Una Verità che attende, come diceva il grande epistemologo Karl Popper, di essere falsificata.
È una verità congettura o supposizione per definizione, da considerarsi tale solo provvisoriamente, finché cioè qualcuno non ne dimostri con buoni argomenti la fallacia destituendola in parte o in toto di fondamento.
Una rivoluzione copernicana, no? Perché è vero che anche nel caso del giornale cartaceo si può inviare una rettifica. Che, se accompagnata dal richiamo alla legge sulla stampa, obbliga il giornalista a pubblicarla con urgenza. Ma la rettifica non impatterà sull'articolo contestato, non andrà a modificarlo. L'articolo, una volta stampato, resterà tale per sempre. La rettifica (o smentita o integrazione) uscirà necessariamente il giorno dopo, viaggiando su un canale o una piattaforma totalmente diversi, cioè, appunto, sul giornale del giorno dopo.
Questo sottile ma profondo cambiamento ha conseguenze radicali su tutti i processi di comunicazione e va a modificare l'approccio di tutti i soggetti interessati.
Cambia innanzitutto il lavoro del giornalista il quale, non essendo più il portatore di verità assolute e immodificabili, sarà indotto a essere più umile e plastico e a uscire dalla torre eburnea della sua saccenteria e presunzione. E dal suo potere.
Sarà obbligato cioè a coltivare di più e meglio, con maggiore intensità e precisione e scrupolo, la relazione con l'esterno e in particolare con le fonti. Scoprirà, con Levinas, l'Altro. Verso il quale userà maggior rispetto, sensibilità e discrezione (fermo restando, ovviamente, il fatto, che come tale è incontrovertibile e va deontologicamente rispettato, ma da entrambe le parti).
Ma cambia anche il lavoro del comunicatore d'impresa e dell'addetto stampa. Egli dovrà essere sempre "on" (facendo dei turni tra colleghi, si spera) e si gioverà dell'apertura di cui è oggetto da parte del nuovo giornalista "popperiano" e negoziatore per inserirsi tempestivamente nel processo produttivo redazionale con i suoi argomenti. Che, in forza della loro cogenza, si faranno breccia sulla tastiera del giornalista-controparte sbaragliandolo nelle sue certezze incomplete e magari tendenziose.
Sarà un processo win-win, ossia vincente per entrambi, il giornalista e il comunicatore.
Il giornalista si arricchirà di nuovi elementi e punti di vista impreziosendo e migliorando il suo pezzo, il comunicatore avrà affermato anche la sua fetta di verità ottenendone il recepimento in pagina ed evitando così il propagarsi di un articolo incompleto e inesatto che danneggia la sua azienda e il suo cliente. Entrambi avranno onorato in tal modo il motivo per cui sono pagati dalle rispettive aziende e avranno operato soprattutto nell'interesse terzo del lettore, il vero punto di riferimento di entrambi.
E di questa interazione tra due professionalità apparentemente contapposte si gioverà la Verità nel suo complesso, grazie all'eliminazione quasi sul nascere, sin dal loro primo prodursi, delle versioni sbagliate, inesatte, incomplete e fuorvianti.
Un capolavoro insomma. Stupefacente? E perché mai? È il web, bellezza.
* Angelo Maria Perrino è il direttore, fondatore e azionista di maggioranza di Affaritaliani.it, quotidiano online fondato nel 1996.