Lo sguardo libero
La morte di Francesco e l’ateismo cancellato

Papa Francesco
Nella valanga di omaggi postumi a Papa Francesco, ciò che sorprende non è l’ipocrisia di molti leader politici, né l’incenso mediatico che ha trasformato il suo funerale in una sorta di canonizzazione laica, ma il silenzio sugli atei. Perlomeno in Italia. Né giornali né televisioni hanno dato voce a chi, pur riconoscendo il valore umano del messaggio di Francesco, non crede in Dio.
Il Papa, scomparso una settimana fa, ha puntato tutto sulla radicalità evangelica, in un mondo dove il denaro è diventato il nuovo dio e il consumo l'unico comandamento. È stato un uomo geniale (nel senso positivo del termine) di marketing spirituale, capace di creare simboli potenti. Come quel sacco a pelo bianco, donato ai senzatetto: un gesto di misericordia fine a se stesso, che incarna la "volontà pura" della Chiesa gesuitica. Un gesto che si scontra con la realtà brutale: dopo qualche ora, il sacco a pelo diventa semplice rifiuto urbano davanti a San Pietro.
Gli uomini si giudicano soprattutto in base alla loro spiritualità, intesa in senso lato come nelle grandi civiltà tradizionali, un ambito che comprende non solo la religione, e quindi la misericordia, ma anche altri come l’arte, il gioco, l'umorismo (e persino la magia). E d’altra parte, che cosa deve fare un papa se non lanciare il messaggio radicale del Vangelo? Ma non è un caso che Karl Marx parlasse della religione come "oppio dei popoli". E cosa avrebbe pensato Marx – che resta comunque esecrabile, perché il comunismo è contrario alla natura umana, crea povertà, disuguaglianza e una società fondata sulla delazione?
Non sono stati invitati nel dibattito mediatico coloro che ricordano che la religione nasce dalla paura della morte e che la fede presuppone un salto della ragione, e quindi si nutre di irrazionale; che l'ateismo si diffonde nei Paesi più ricchi, dove il benessere rende Dio superfluo. Il giornalismo gregge ha preferito raccontare la favola edificante, dimenticando che la libertà, la democrazia e la cultura si alimentano del pensiero critico, non delle lacrime collettive. Davanti alla morte di Francesco, il vero grande assente è stata la ragione.