Culture
Fuhrman, morto a 31 anni, ha scritto un solo romanzo, di commovente bellezza

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di Antonio Prudenzano
su Twitter: @PrudenzanoAnton
“La mia letteratura è emotiva, le mie storie sono emotive; l’unico spazio che ha il testo per durare è quello emozionale; se dopo due pagine il lettore non avverte il crescendo e si chiede: ‘Che cazzo sto a leggere?’, quello che capisce niente mica è lui, cari miei, è lo scrittore. Dopo due righe, il lettore deve essere schiavizzato, incapace di liberarsi della pagina; deve trovarsi coinvolto fino al parossismo, deve sudare e prendere cazzotti, e ridere, e guaire, e provare estremo godimento. Questa è letteratura”. Lo pensava Pier Vittorio Tondelli (il brano appena citato è tratto dalla raccolta di articoli e saggi “L’abbandono”). Questa riflessione dello scrittore di Correggio (morto il 16 dicembre 1991, a 36 anni) viene in mente leggendo le prime pagine di “Vite pericolose di bravi ragazzi”, l’unico romanzo che ha potuto scrivere Chris Fuhrman (nella foto sopra), morto di cancro a soli 31 anni, anche lui nel 1991, e che ora Isbn edizioni porta nelle librerie italiane. Ebbene, le prime “due righe” di questo libro “schiavizzano” eccome. Leggere per credere: “In terza media, per noi Gesù Cristo era stato chiacchiere e farina di ossa per la maggior parte dei suoi 1974 anni. Ma eravamo soltanto tredicenni. Eravamo temerari, dei banditi. Io avevo un nome da femmina, Francis, e un’ernia”.
Al suo romanzo (pubblicato per la prima volta nel ’94) Fuhrman ha lavorato fino agli ultimi giorni di vita, e il risultato è un libro di commovente bellezza, in cui ogni pagina (non solo quelle del primo capitolo) trasuda empatia, gioia, lacrime, vita. Ai personaggi di “Vite pericolose di bravi ragazzi”, ambientato proprio a Savannah, la città della Georgia in cui visse l’autore, ci si affeziona subito. Soprattutto a Francis, protagonista e voce narrante. Un ragazzino timido, che fa parte di una “banda” in una scuola dove gli insegnanti sono suore e preti. Francis rimane folgorato da Margie, timida come lui, “che l’estate prima si era tagliata i polsi con un rasoio”, e si innamora dei suoi capelli “ricci e selvaggi” come solo durante l’adolescenza accade. “Volevo proteggerla da qualcosa, da qualunque cosa”, ricorda la voce narrante, che sfiora per la prima volta la ragazzina durante una messa, al momento dello scambio del segno di pace: “Allungò la mano verso di me, il suo polso fragile come il collo di un cigno e attraversato da una sottile cicatrice bianca mi provocò un dolore al petto, come se fossi sul punto di piangere. Le presi la mano. Distolse lo sguardo, poi lo rivolse a me e i nostri occhi si avvinghiarono, e il sorriso più esile possibile le attraversò il volto, sfiorandole a malapena gli occhi. La mia mente si svuotò. Mergie disse: ‘Che la pace sia con te’, e poi pronunciò il mio nome. La osservai dire ‘Francis’, e per la prima volta in vita mia mi piacque sentirlo. La sua mano nella mia mi diede una sensazione quasi radioattiva”.
Non c’è solo l’amore tra Francis e Margie, nel romanzo di Fuhrman (da cui nel 2002 è stato tratto il film “The Dangerous Lives of Altar Boys”, dietto da Peter Care, con Jodie Foster nel cast). Quella di cui fa parte il protagonista è una vera e propria banda di artisti-teppisti. A guidarla, il "piccolo" Tim, il più basso e saggio della compagnia, che "inizia" gli amici all'arte, riempie i suoi discorsi di citazioni colte (a un certo punto scoprirà i versi di William Blake, che diventeranno la sua nuova Bibbia laica), e condivide con Francis (ma poi non riesce a tenere per sé) il segreto di Margie: il trauma che l'ha spinta a tentare il suicidio. Il gruppo di amici, quasi tutti provenienti da contesti familiari non facili, decide di finire alla grande, con un gesto eclatante, l’esperienza nella scuola. E c'è ovviamente lo zampino del leader Tim, dietro questo piano assai pericoloso (molto più che una sorta di rito d’iniziazione), che finirà in tragedia e che segnerà per sempre questi ragazzini con la passione, tra le altre, per i fumetti osceni. Un addio davvero clamoroso alla loro adolescenza da chierichetti atei, che Francis, ormai cresciuto, ricorderà con commozione nelle ultime pagine di questo romanzo imperdibile.