Culture
Il seme della speranza di Emiliano Reali. La recensione
Il desiderio di migliorare il mondo è vivo anche tra i personaggi fantasy nati dalla penna creativa di Emiliano Reali. Un romanzo avvincente. Una storia che appassionerà i ragazzi tenendoli col fiato sospeso fino alla conclusione della narrazione.
“Il seme della speranza” (Watson Edizioni) accoglie in sé il “principio speranza”: la bellezza di un seme che germoglia generando come per magia un meraviglioso scenario. Forse è questa l’ambizione dell’Autore che ogni abitante del nostro “villaggio globale” diventi un fiore da curare. Ma ahimè non è così nemmeno nel mondo fantastico de “Il seme della speranza” e ne sono consapevoli Eres, Acerbo, Spyria: “L’armonia non è immutabile. L’incapacità di apprezzare quello che si ha, se non quando lo si sta perdendo, e la predisposizione ad agire mossi da sentimenti negativi mettono in serio pericolo qualsiasi condizione di pace”. Tra folletti del bosco, spiriti divini, re e regine si intesse il racconto che a dir il vero trasporta inaspettatamente nel mito: episodi fantastici sembrano richiamare le peripezie di Ulisse, o di Enea.
Emiliano Reali è molto sensibile ai temi riguardanti i diritti dell’uomo e la salvaguardia dell’ambiente; lo dimostrano i diversi racconti pubblicati come ad esempio “Se Bambi fosse trans?”. Nel genere a lui consono il “fantasy” narra, avvincendo un vasto pubblico in particolare di adolescenti, l’intreccio di personaggi e luoghi tipici di una saga alla “Harry Potter”, che saranno di sicuro coinvolti nella trama ben intessuta dall’Autore de “Il seme della speranza”. Tra la fantasia e la realtà, il bene e il male guerreggiano qui facendo emergere non semplicemente la vittoria dell’uno o dell’altro, quanto la “speranza” che è insita in ogni singolo individuo se solo riuscisse ad alimentarla con la forza dell’amore e del desiderio di cambiamento. Prevale anche il sentimento dell’amicizia. E così, tra pozioni magiche e luoghi fantastici come la “foresta di Ziaburg”: “colma di alberi dalle chiome enormi, fiori dai mille colori, una pace e una calma quasi irreali”, Reali affronta il tema della guerra e l’onerosa questione dell’inquinamento: “Una terribile guerra avvelenava l’universo e Spirya, con difficoltà, aveva nascosto il suo pianeta al popolo dei distruttori, guidato dal feroce Obscuro”. Non solo, nella storia affiora anche il sentimento distruttore dell’odio e del suo opposto l’amore che vince sempre e su tutto: “omnia vincit amor” (Virgilio), supera ogni ostacolo e sconfigge le malvagità. In definitiva, Emiliano Reali attraverso il romanzo fantasy traccia l’umano: i suoi conflitti, le contraddizioni, i sentimenti, le paure ma anche la speranza, d’altronde il filosofo Ernst Bloch lo insegna: “il principio speranza” è indispensabile alla vita affinché l’umano non accetti passivamente la realtà e reagisca con coscienza e responsabilità, tentando di superare le numerose avversità della vita.
Così, con “Il seme della speranza” Emiliano Reali coadiuvato dalle illustrazioni di Pietro Rotelli, dalla mirabolante copertina di Antonello Venditti, e tra elfi, spiriti, divinità, oltre a divertire, infonde nel lettore un senso di protezione e di cura e accende la speranza per creare un mondo migliore possibile, se lo si vuole il cambiamento può avvenire cominciando anzitutto a cambiare se stessi.